La politica dei rapimenti
di al Qaeda nel Maghreb Islamico

06/11/2012

L’11 ottobre 2012 il Burkina Faso ha annunciato il dispiegamento di 1000 soldati sul confine settentrionale con il Mali per evitare che i jihadisti della cellula magrebina di al Qaeda (AQIM) estenda i rapimenti sul suo territorio.

I rapimenti nella regione del Sahel sono diventati uno strumento importante della strategia dell’AQIM: dal 2003 al giorno d’oggi se ne contano almeno 18, e il ritmo è in crescita.  Gli ostaggi vengono normalmente rilasciati dietro il pagamento di un riscatto o la liberazione di detenuti dell’AQIM incarcerati per attività terroristiche. In caso di mancato accordo, i jihadisti liquidano gli ostaggi senza troppi complimenti.

Attualmente la lista degli ostaggi consta di cinque turisti europei e due africani: un olandese, un tedesco e uno svedese rapiti a Timbuktu, due francesi (forse agenti dell’intelligence) rapiti a Hombori, e due ufficiali algerini rapiti a Gao.

La strategia dei rapimenti paga: dal 2004 ad oggi l’AQIM ha incassato ben $120 milioni di riscatti (secondo fonti ufficiali statunitensi), utilizzati poi per ampliare la rete jihadista nella regione. Inoltre per aumentare gli introiti l’AQIM gestisce i traffici di cocaina, sigarette, armi e uomini nella regione del Sahel. 

Ora che la minaccia di un intervento militare della Francia – con la collaborazione degli USA – in Mali si fa concreta, i jihadisti aumenteranno le operazioni di rapimento per ottenere nuove risorse e prepararsi alla guerra. 

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