Dopo Assad
quali gruppi al potere?

14/02/2013

Pur nel caos della guerra civile, la vita dei Siriani continua, e gruppi più o meno organizzati permettono localmente la produzione e distribuzione del cibo, o prevengono i saccheggi, oltre a combattere contro le forze di Assad. Saranno questi gruppi a disputarsi il potere subito dopo la caduta di Assad. Ecco i più importanti.

Jabhatal-Nusra è il gruppo più organizzato e più spietato in battaglia. Incute paura, perciò riesce a imporre un certo ordine e a far funzionare la distribuzione dei beni di base (granaglie, pane, olio, benzina) alle popolazioni dei villaggi e delle cittadine in cui si è installato. Ha un gran numero di miliziani armati, sufficienti non soltanto a combattere contro le forze di Assad, ma anche a difendere le provviste e provvedere alla distribuzione. Formato in buona parte da ex combattenti siriani in Iraq, il gruppo ha visto gli errori fatti da al Qaeda in Iraq e cerca di non ripeterli. Cerca perciò di conquistare la fiducia della popolazione mostrandosi efficiente e determinato, senza pretendere di imporre subito la sharia. Inoltre si è dimostrato disponibile a collaborare con altre forze per mantenere l’ordine. Ad Aleppo ad esempio al-Nusra non ha cercato un ruolo nel governo ad interim dell’opposizione, ma provvede alla difesa della città e organizza la distribuzione di pane alla popolazione, dopo aver fatto rifornire e funzionare 2 depositi di grano che erano stati saccheggiati e  le panetterie che erano state chiuse per mancanza di carburante. A Mayadin, 45 km a sudest di Deirel-Zour, a dicembre 2012 Jubhatal-Nusra ha assunto il controllo dei depositi di petrolio e di gas, oltre che dei silos di grano, e ora li vende alla popolazione e alle municipalità dei dintorni. A Saraqib nella provincia di Idlibal-Nusra provvede ai rifornimenti di grano, oltre a combattere.

Il Free Syrian Army (libero esercito siriano) è il gruppo che riceve la maggior parte degli aiuti dall’estero, perché non è considerato un gruppo terroristico, ma il rappresentante degli insorti. Anche questo gruppo fornisce pane e farina alla popolazione e svolge funzioni di polizia nelle aree liberate, ma purtroppo ha dimostrato scarsa organizzazione e molta corruzione nella difesa e nella distribuzione delle risorse ad Aleppo, prima che i silos e i depositi di benzina passassero sotto la custodia di al-Nusra. Anche in altre cittadine la popolazione pare abbia un’opinione negativa dell’efficienza del FSA. 

Amministrazioni locali sono state istituite in alcune cittadine e villaggi non più in mano alle forze di Assad, un po’ in tutto il paese, in collaborazione con il principale gruppo politico di opposizione, la Coalizione Nazionale Siriana. Questi consigli locali hanno ricevuto 8 milioni di dollari dal Qatar. Si tratta di politici laici e di amministrazioni che cercano anch’esse di organizzare la distribuzione dei beni di prima necessità, tramite il FSA. Al–Nusra non ne riconosce la legittimità, proprio perché si tratta di laici. L’amministrazione ad interim di Aleppo funziona da agosto 2012, ad esempio, ed è composta da professionisti laici. Sta mettendo in piedi un corpo di polizia e qualche tribunale, ma il problema più urgente è il pane, perciò un milione di dollari sono stati subito destinati all’acquisto di grano, in attesa di trovare altre soluzioni. E il grano è custodito nei silos sorvegliati da al-Nusra: prima non si riusciva a proteggerli dal saccheggio. Anche nelle altre cittadine queste amministrazioni locali improvvisate cambiano spesso membri, sono contestate, mostrano scarsa organizzazione e scarsa coesione.

Nella zona curda a nord del paese si sono formati comitati piuttosto efficienti, in cui i partiti curdi collaborano per amministrare le risorse e proteggere i giacimenti di petrolio. A Qamishli, quasi alla frontiera con la Siria, il Comitato Supermo Curdo ha assunto la responsabilità dell’amministrazione delle risorse della regione curda, sotto l’egida del Partito d’Unione Democratica, che ha già una propria milizia organizzata, capace di mantenere la sicurezza. Questo preoccupa la Turchia, che teme la formazione di uno stato indipendente curdo ai propri confini, dotato di petrolio, capace di sostenere ribellioni di Curdi in Turchia. Trattative sono attualmente in corso fra la Turchia ed esponenti del Partito d’Unione Democratica, per stabilire un accordo che tranquillizzi i Turchi. Nelle ultime settimane ci sono stati attentati nella zona curda da parte di gruppi armati sunniti, probabilmente sostenuti dalla Turchia.  

 

 

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