Disordini e tensioni sociali
in Svezia

29/05/2013

L’aumento dell’immigrazione e della disoccupazione giovanile, aggravata dalla crisi europea, ha causato disordini in molti dei paesi europei più sviluppati: in Francia nel 2005, nel Regno Unito nel 2011 e, in modo più contenuto, in Belgio e in Germania nel 2012. Ora sembra che anche la Svezia, paese che raramente è stato teatro di scontri a sfondo etnico, sia stata colpita dalle conseguenze sociali della crisi economica. Il 21 maggio centinaia di giovani immigrati hanno incendiato automobili e hanno attaccato la polizia in diversi quartieri periferici di Stoccolma.

La Svezia ha una lunga storia di immigrazione. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Stoccolma ha favorito l’immigrazione per alimentare la ripresa economica. Questa politica l’ha anche portata a stringere una stretta collaborazione con gli altri Paesi nordici, sancita dal Consiglio Nordico nel 1952, composto inizialmente da Svezia, Danimarca, Islanda e Norvegia, ai quali si è aggiunta la Finlandia nel 1955. Questo accordo stabiliva la creazione di un mercato comune del lavoro, che permetteva la libera circolazione dei lavoratori. Alla fine degli anni Cinquanta la Svezia accolse anche numerosi rifugiati politici.

Il profilo migratorio della Svezia iniziò a cambiare negli anni Settanta, quando si registrò un aumento dei rifugiati provenienti dal Medio Oriente, dall’Africa e dalla ex Jugoslavia, soprattutto durante le Guerre Balcaniche degli anni Novanta. Oggi l’immigrazione in Svezia è molto sfaccettata: vi sono rifugiati politici o umanitari, immigrati per motivi di lavoro, di studio o per ricongiungimento famigliare. Il governo stima che circa il 15% della popolazione svedese – 9,5 milioni in totale – sia nato all’estero. Nel 2012 la Svezia ha accolto ben 43900 richiedenti asilo, il 50% in più rispetto al 2011. Circa la metà proveniva dalla Siria, dall’Afghanistan e dalla Somalia.

Ciò ha naturalmente modificato il profilo demografico della Svezia. Il tasso di fertilità in Svezia è ora più alto rispetto alla maggior parte dei Paesi dell’Europa Occidentale (1,9 figli a donna nel 2012, rispetto all’1,4 figli a donna della Germania e dell’Italia). L’immigrazione sta trasformando una nazione un tempo omogenea in una nazione eterogenea.

Alcuni Svedesi, già amareggiati dalla crisi, hanno reagito negativamente ai cambiamenti demografici. Stoccolma ha recentemente assunto posizione negativa sugli accordi per il rilascio dei visti fra l’UE e i Paesi dei Balcani occidentali. I Democratici Svedesi (SD), nazionalisti di destra, hanno visto crescere del 5,7% il proprio consenso elettorale: accusano il governo di aver favorito l’arrivo di troppi migranti, di aver diluito l’identità nazionale e di aver messo in pericolo la coesione sociale. Si oppongono in particolare all’immigrazione musulmana; proteste guidate da organizzazioni anti-islamiche sono quasi all’ordine del giorno in Svezia. D’altra parte anche le minoranze musulmane organizzano frequenti manifestazioni di protesta. 

L’aumento dell’immigrazione è accompagnato dall’aumento della disoccupazione giovanile. Eurostat stima che la disoccupazione in Svezia abbia raggiunto l’8,2% nel primo trimestre del 2013. Il tasso di disoccupazione giovanile è più elevato: 24,4% nel primo trimestre del 2013. Un recente studio condotto dall’OCSE ha fissato la disoccupazione degli immigrati al 16% (il tasso di disoccupazione degli svedesi è del 6%). I dati relativi ai giovani immigrati sono ancora più preoccupanti: secondo uno studio condotto dal quotidiano svedese Dagens Nyheter, il tasso di disoccupazione degli immigrati tra i 19 e i 24 anni nel 2011 si attestava al 35%, rispetto al 22% del 2005. Nel giugno 2010, giovani immigrati si sono scontrati con la polizia a Rinkeby, distretto di Stoccolma abitato prevalentemente da immigrati. In altri quartieri periferici di Stoccolma, come Husky, dove è scoppiata l’ultima rivolta, 8 residenti su 10 sono immigrati e il tasso di disoccupazione è più alto rispetto alla media nazionale. La crescente disoccupazione e il divario sociale tra i locali e gli immigrati saranno probabilmente la conseguenza principale della crisi europea. 

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