La violenza fratricida nei miti fondatori delle società
e i riti di coesione

17/07/2013

L’antropologia culturale ha evidenziato che le società umane fanno iniziare la propria storia particolare da un atto di violenza, da un assassinio fra consanguinei, quasi sempre fra fratelli. Da questa violazione originaria del tabu ha inizio la storia del gruppo.  Le successive vendette dei familiari avrebbero provocato una catena di assassinii, dunque la violazione generalizzata del tabu, che avrebbe alimentato odi e vendette anche nelle generazioni successive. La società si sarebbe distrutta dall’interno, le persone avrebbero vissuto la distruzione della logica e dell’ordine del loro mondo. Ma nel racconto mitico delle origini il ciclo delle vendette interne venne fermato da un intervento soprannaturale – di un dio o di un semidio − e la società fu salva, e continua a essere salva grazie a questa protezione sovrannaturale. La potenza salvatrice diventa il Dio del gruppo. Questo costituisce il mito fondatore della società, e ogni società ne ha uno proprio. Il dio protettore impone  la sua legge ai salvati. Se tutti accettano e rispettano la legge, la società continua ad essere salva.

Gli antichi Egizi avevano come mito fondatore la lotta tra i dio Seth e il dio Osiride. Seth uccide Osiride, che da allora vive sottoterra. Un giorno risorgerà. Soltanto il dio Horus, figlio di Osiride, ha il diritto di vendicarsi su Seth. Secondo gli Egizi i Faraoni erano diretti discendenti di Horus, che tramite loro governava l’umanità. Seth era rappresentato come un toro o un ippopotamo, e viveva nella costellazione dell’Orsa Maggiore. L’uccisione del toro o di un ippopotamo e l’offerta di una sua zampa era un solenne rito sacro del calendario egizio.

Gli Aztechi avevano come mito fondatore l’antagonismo tra il dio Tecciztecatl e il dio Nanahuatl, il più piccolo fra gli dei. Nanahuatl si sacrificò per far sorgere il sole e la vita dell’uomo fu resa possibile. Il sacrificio di questo dio significò per gli Aztechi la necessità di mantenere vivo il mondo attraverso sacrifici umani costanti.

Il mito d’origine dei Giapponesi vede la lotta tra la dea del Sole Amaterasu e suo fratello, l’imprevedibile dio della tempesta Susanowo. L’imperatore del Giappone è considerato discendente della dea del sole, che sa salvare gli uomini dalla furia distruttrice. 

Roma antica ha come mito fondatore la lotta tra Romolo e Remo. Romolo uccide Remo.

Nella Bibbia Adamo ed Eva hanno due figli maschi: Caino ed Abele. Caino uccide Abele, ma Dio impone “Nessuno tocchi Caino”.

Per i Cristiani il Dio fattosi uomo fra gli Ebrei viene ucciso dal suo stesso popolo, anche se questo non corrisponde alla verità storica.

Il mito fondatore esplica la sua funzione sociale e politica attraverso la celebrazione collettiva dei riti che lo rievocano. Consci del rischio della violenza distruttiva, gli uomini si ritrovano insieme, guidati da un sacerdote celebrante, a rivivere  ritualmente il mito fondante la società . Questi riti rinnovano il patto di solidarietà di ognuno  con il dio protettore e col suo sacerdote,  e il patto di solidarietà fra tutte le persone del gruppo − protette dallo steso Dio − che accettano la volontà del dio, facendone la propria legge.  Attraverso i riti collettivi la società si riconosce e si mantiene coesa come un’unica grande famiglia.

La Pasqua ebraica dura una settimana e ricorda la salvezza dalla schiavitù in Egitto, sotto la guida di Mosè, che Dio aveva salvato in fasce, dopo un lungo vagabondare nel deserto.

La festa islamica di Eid ricorda e ripete le modalità con cui Dio salvò Ismaele, considerato antenato del popolo arabo, dal coltello del padre Abramo. È d’uso sacrificare pubblicamente animali, per lo più agnelli. Per Ebrei e Cristiani il figlio salvato dal sacrificio non è Israele, ma Isacco, antenato del popolo ebraico.

I riti della Settimana Santa ripetono il mito fondatore dei Cristiani : il sacrificio di Dio per la salvezza degli uomini. Per intervento divino un atto di violenza fratricida diventa fonte di salvezza per il suo popolo.  La settimana santa culmina nella Pasqua, che celebra la risurrezione dell’uomo-dio, e la salvezza dei fedeli.

I riti in tutte le società vengono officiati con la partecipazione di tutta la società. La loro funzione sociale si esplica proprio radunando tutta la popolazione in festività solenni, in cui ogni persona si sente parte di un gruppo unico, e il gruppo è guidato da un’unica autorità e dalla stessa legge.  Per rafforzare il senso di coesione, di appartenenza a un unico gruppo, i partecipanti al rito compiono gli stessi gesti nello stesso tempo, ripetono le stesse parole contemporaneamente. Durante il rito le differenze che operano tutti i giorni nella vita sociale − fra ricchi e poveri, fra vecchi e giovani − sono sospese. I partecipanti al rito spesso si vestono allo stesso modo, o in modo simile. Più solenne è il rito, più importante la celebrazione sacra, maggiore è la ricerca di sincronia nei gesti e nelle parole, maggiore è lo sforzo di apparire tutti uguali anche esteriormente. Tutti sono alla pari, formano un unico gruppo, un’unica squadra.

Anche l’alimentazione dei giorni rituali è composta degli stessi cibi per ricchi e poveri, e ha significato simbolico.  A Pasqua tutti gli Ebrei mangiano gli stessi sei cibi che simboleggiano le tappe del vagabondaggio nel deserto all’epoca di Mosè, ed evitano il lievito. I Cristiani mangiano uova, dolci a forma di colomba, o l’agnello.  Il pasto rituale comune sottolinea l’appartenenza a una unica famiglia umana.C La mensa comune degli Ebrei e dell’ebreo Gesù a Pasqua ricorda che la comunità è un’unica famiglia, che condivide il cibo, le regole di vita, la sorte.

L’ importanza dei riti di massa in cui si sviluppano emozioni comuni e si sospendono le divisioni sociali è talmente grande per la coesione sociale che i dittatori ne fanno un pilastro del loro potere. Chi non partecipa al rito di massa è un estraneo, potenzialmente nemico. Così viene facilmente “sentito” da chi partecipa al rito, e nel rito forgia le proprie emozioni sociali.  A chi non può o non vuole partecipare, che posto rimane? 

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