La Turchia, il Kurdistan
e il bisogno di energia

17/07/2014

Il Governo Regionale Curdo (KRG), approfittando dell’avanzata dell’ISIS, ha colto l’opportunità di occupare alcuni territori contesi con altre regioni, fra cui la provincia di Kirkuk, ricca di petrolio. I Peshmerga, cioè le milizie curde, hanno dichiarato che rimarranno a Kirkuk fino a quando non si terrà un referendum che stabilisca lo status della regione. 

La Turchia, che ha interesse diversificare le fonti di approvvigionamento energetico nonché a creare un rapporto diretto di collaborazione con il KRG anche per tener buona la minoranza curda in patria, appoggia i piani del Governo Regionale Curdo.

ExxonMobil è partner e strumento di questa strategia: a ottobre 2011 ha firmato un contratto per l’esplorazione di sei blocchi di giacimenti nel Kurdistan iracheno. Vista la delicata situazione politica, la ExxonMobil si è trovata coinvolta nel contenzioso fra il KRG, che vuole esportare in proprio gas e petrolio senza l’autorizzazione del governo centrale, Ankara che appoggia i piani curdi, e il governo iracheno che minaccia azioni legali contro chiunque aiuti i Curdi ad aggirare il divieto di esportazione. Ma Baghdad ha le armi spuntate, non ha molte possibilità di bloccare le attività di ExxonMobil in Iraq, perché è la stessa multinazionale che gestisce il giacimento di Qurna nell’Iraq meridionale, che ha una capacità di 500 mila barili al giorno ed è la principale fonte di reddito del governo iracheno.

La ExxonMobil è americana, ha interessi giganteschi in Iraq, collabora con i Russi nei progetti a Sakhalin e nell’Artico, collabora anche con l’Iran. Equilibrare gli interessi economici con quelli politici è forse l’impresa più difficile in cui è costantemente impegnata.

ExxonMobil e la Turkish Petroleum collaborano da anni in campo petrolifero e sono in trattativa anche per progetti congiunti di esplorazione di giacimenti di gas di scisti, che darebbero alla ExxonMobil l’accesso a importanti depositi di scisti in Europa. In Turchia cresce la richiesta di energia, anche per l’aumento della popolazione, ma i fornitori sono sempre gli stessi, Iran e Russia, perciò il gas da scisti sarebbe una allettante alternativa per i Turchi. L’area più promettente si trova proprio nella regione dove è concentrata la popolazione curda (vedi mappa a lato).

Il partito AK al potere in Turchia ha anche l’obbiettivo di neutralizzare il rischio di insurrezione guidata dal PKK, il Partito dei lavoratori curdo. Il governo turco spera di poter usare i legami con il KRG, che intrattiene legami con il PKK e spesso offre rifugio ai guerriglieri in fuga, per mantenere calma la minoranza curda in patria, e per acquistare in modo continuativo petrolio dal Kurdistan iracheno, come fornitore alternativo a Iran e Russia.

 

 

Lascia un commento

Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!

Accedi

Non sei ancora registrato?

Registrati

I vostri commenti

Per questo articolo non sono presenti commenti.