Il futuro del subcontinente indiano
e la possibile dissoluzione del Pakistan

02/01/2015

Da un articolo di Robert Kaplan per Strategic Forecasting

 

Scrive Kaplan in un recente articolo apparso su Strategic Forecasting che l’attuale situazione del subcontinente indiano, diviso in tre stati, India, Pakistan e Bangladesh, non è da dare per scontata.

Nella storia il territorio che include Pakistan e nord dell’India ha per lo più fatto parte di un unico stato o impero, come mostrano le mappe accanto. Dalla civiltà Harappa all’impero Maurya, dall’impero Kushan al sultanato di Delhi, dall’impero Moghul fino all’India britannica, le varie civiltà che si sono succedute controllavano un territorio molto vasto e contiguo, privo di confini naturali, estendendosi a nord fino a includere l’Afghanistan. L’India meridionale invece ha quasi sempre costituito uno stato diverso, a se stante. Furono gli Inglesi a dare unità al subcontinente nel XIX secolo, dotandolo di una rete ferroviaria capillare, che però escludeva l’Afghanistan, mai conquistato stabilmente.  

Dopo l’invasione sovietica nel dicembre del 1979 le vicende di Afghanistan e Pakistan si intrecciarono di nuovo profondamente: l’enorme flusso di rifugiati creò un continuum fra le aree Pashtun afgane e pakistane – e in queste aree i mujaheddin insediarono le basi da cui lanciare la guerriglia contro i sovietici. Il ritiro delle truppe sovietiche lasciò l’Afghanistan in preda al caos e all’anarchia, e questa situazione contagiò anche il vicino Pakistan. Ora che le truppe americane si preparano al ritiro, l’Afghanistan potrebbe di nuovo finire nel caos con effetti deleteri per l’intero subcontinente.

Più stati cercheranno di influenzare la politica afgana:

-          Il confinante Iran cercherà di estendere la propria influenza nella parte centrale e occidentale del paese, dove una parte della popolazione parla farsi, cioè una lingua iraniana;

-          l’Arabia Saudita cercherà di intessere legami con i Talebani per arginare l’influenza iraniana nella regione, così come faceva in passato;

-          la Russia sfrutterà i suoi legami con i paesi dell’Asia Centrale per contenere il pericolo islamista e tenere la regione sotto controllo;

-          l’India probabilmente cercherà un’intesa con Russia e Iran, per evitare che l’influenza del Pakistan e dell’Arabia Saudita siano preponderanti.

Il fragile governo di Kabul dovrà riuscire a seguire e volgere a proprio favore le manovre di tutti i paesi vicini.

Ma a rimetterci potrebbe essere anche il Pakistan. Sono ormai lontani gli anni ’90, quando Islamabad riusciva a manovrare i mujaheddin a proprio piacimento. Ora invece gli islamisti rappresentano un pericolo per la stabilità del paese e un nemico da combattere.

Uno stato deve avere il monopolio della forza su un determinato territorio, istituzioni efficienti e una società civile coesa fino alle valli più remote del paese. Il Pakistan invece mostra già i tratti di uno stato fallito: continui black-out e interruzioni di acqua corrente, deterioramento del tessuto urbano, corruzione endemica. E l’islam non è un fattore di unità sufficiente a tenere in piedi il paese. Per non parlare della rivolta in Balucistan e nelle Aree Tribali, dove il problema dei Talebani si è fatto tanto grave da costringere l’esercito a intervenire. Oggi le province pachistane del Balucistan e del Sind preferirebbero svincolarsi da Islamabad e stringere legami con Nuova Delhi. Perciò non possiamo escludere la graduale dissoluzione del Pakistan nei prossimi anni e l’emergere di un “grande Punjab”, che cambierebbe la geografia politica della regione. Andrà davvero così? Difficile a dirsi.

L’India teme un simile scenario, ma il suo governo dovrà iniziare a fare i conti con la potenziale scomparsa del Pakistan così come lo conosciamo oggi.

 

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