Lo Yemen
verso la scissione

05/03/2015

Il 26 febbraio l’inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen, Jamal Benomar, ha incontrato il presidente yemenita Abd Rabboh Mansour Hadi, che ora vive ad Aden, dopo essere fuggito da Sanaa, dove i ribelli al-Houthi lo tenevano prigioniero.

Dopo la fuga Hadi ha ritirato le dimissioni che aveva dato durante la detenzione. In segno di solidarietà Arabia Saudita, Egitto e Qatar hanno annunciato di voler riaprire le ambasciate ad Aden per sostenere Hadi e isolare i ribelli di al-Houthi.

Gli al-Houthi, che controllano buona parte dello Yemen del Nord, stanno cercando di conquistare i governatorati che ancora non controllano – come Marib e Taiz – che sono ricchi di risorse energetiche. I terminal degli oleodotti sul Mar Rosso sono già saldamente in mano ai ribelli, quelli sulla costa sud sono in mano alle truppe governative.

I ribelli di al-Houti fanno parte della comunità Zaidita yemenitasciita – che rappresenta circa il 30-40% della popolazione del paese, ed è fortemente sostenuta dall’Iran. Gli Zaiditi hanno controllato a fasi alterne il nord dello Yemen fino al 1962, quando persero il potere a causa di un colpo di Stato sostenuto dall’Egitto di Nasser. Il colpo di stato innescò una lunga e brutale guerra civile tra i repubblicani, sostenuti da Nasser, e i monarchici, che terminò nel 1970. Nel 1994 ci fu un’altra guerra civile, innescata dal tentativo dello Yemen del sud di ottenere l’indipendenza. Anche negli ultimi anni sono stati frequenti gli scontri fra i ribelli al-Houthi e il governo ufficiale a Sanaa. Inoltre gruppi jihadisti affiliati ad alQaeda – come Ansar-al-Sharia – controllano alcune aree del paese, soprattutto nel Sud.

La divisione fra Nord e Sud del paese ha origini antiche, e la riunificazione del 1990 non è servita ad attenuare le divisioni. Ora si parla di tornare a dividere il paese in due. In caso di scissione le due parti dovrebbero comunque trovare un accordo per l’esportazione degli idrocarburi, loro unica risorsa.

Il conflitto aggrava una situazione umanitaria già difficile: il paese da anni sopravvive soltanto grazie agli aiuti economici provenienti dall’esterno, e ha risorse idriche in esaurimento, soprattutto al nord dove si trova la maggior parte delle terre fertili.

 

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