Nigeria:
Jonathan sfida il ‘sistema a zone’

26/03/2015

Il PDP (People’s Democratic Party) governa la Nigeria sin dal 1999, quando il regime militare lasciò il posto alla democrazia. La stabilità politica nigeriana poggia su un accordo di condivisione del potere attentamente negoziato durante la transizione democratica, noto come “zoning agreement” – o sistema a zone. Questo accordo è servito a evitare che ristretti gruppi di potere monopolizzassero le risorse di tutto il paese, producendo per reazione instabilità e ondate di violenza – come avvenuto più volte in passato.

Nel concreto l’accordo prevede la rotazione delle cariche politiche nazionali fra i rappresentanti delle sei aree regionali nigeriane – Sud-Ovest, Sud-Sud, Sud-Est, Nord-Est, Nord-Centro e Nord-Ovest. Dopo due mandati le cariche vengono cedute a rappresentanti di altre aree o zone, così da garantire a tutti – gruppi etnici, cristiani, musulmani, gruppi di interesse – un po’ di potere. Questa soluzione ha mantenuto una certa pace tra le sei aree regionali nigeriane, per cui oggi la Nigeria è una democrazia competitiva e multipartitica – anche se a livello nazionale predomina da tempo un solo partito.

Ora il presidente Goodluck Jonathan si presenta alle elezioni un’altra volta, mettendo in discussione il sistema a zone. Jonathan, nominato vice presidente nel 2007, nel 2010 divenne presidente per la morte del presidente Umaru Yaradua, che rappresentava la regione del Nord-Ovest. Allora nessuno si aspettava che Jonathan, rappresentante del Sud-Sud, sarebbe diventato presidente. Inoltre, terminati i due mandati (otto anni) che spettavano a Yaruda, Jonathan avrebbe dovuto fare un passo indietro permettendo alle altre regioni di succedere alla presidenza e alla vicepresidenza. Ma così non è stato.

Secondo i suoi sostenitori, pur avendo ricoperto la carica di presidente nei periodi 2010-2011 e 2011-2015, Jonathan avrebbe il diritto di correre di nuovo, perché formalmente è stato eletto presidente una volta sola. Gli oppositori lo accusano invece di aver “usurpato” la presidenza e di aver messo in discussione il sistema a zone.

Le prossime elezioni di fine marzo, già ritardate a causa degli attacchi di Boko Haram nel Nord-est, rappresentano un importante passaggio per la politica del paese, perché potrebbero dare l’avvio a un nuovo periodo di ribellioni in più di una regione.

 

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