Turchia o YPG: gli USA e gli Arabi di fronte alla scelta

22/02/2017

Da mesi si preparano gli schieramenti tattici per l’attacco decisivo all’ISIS nella sua capitale a Raqqa. Ma prima di lanciare l’offensiva le parti coinvolte debbono sistemare i conti fra di loro. I migliori alleati degli USA contro l’ISIS sono stati sino a ora i Curdi dello YPG, che gli USA hanno addestrato e armato e che sono la colonna portante del più ampio raggruppamento di Forze Democratiche Siriane (SDF). Lo SDF è ormai a pochi chilometri da Raqqa. Ma la Turchia frena l’offensiva, perché non vuole che siano i Curdi ad avere un ruolo chiave nella liberazione della Siria dall’ISIS. Per la Turchia lo YPG è un nemico, una organizzazione alleata del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, che compie attentati in Turchia. I Turchi sono pronti a mandare proprie truppe in Siria all’attacco di Raqqa, pur di allontanare lo YPG. Nel mese di febbraio 2017 c’è stata una ridda di incontri fra rappresentanti del governo e dell’esercito USA e della CIA con i loro corrispondenti turchi, alla ricerca di una soluzione di compromesso. La Turchia può sabotare l’offensiva su Raqqa sia con le truppe sul terreno, sia sospendendo l’uso della base turca di Incirlik, utilizzata dagli USA e dalla NATO.

Ankara vuole che ad assumere un ruolo di rilievo nell’offensiva contro Raqqa – cioè contro l’ISIS − siano forze sunnite arabe. Il presidente turco Erdogan ha visitato Bahrein, Arabia Saudita e Qatar per verificare la loro disponibilità a intervenire a viso aperto. Gli Stati Arabi del Golfo hanno sino ad ora finanziato e armato vari gruppi ribelli sunniti islamisti in Siria che non fanno parte dell’ISIS ma ne condividono l’ideologia di base. La decisione di combattere apertamente l’ISIS sarebbe politicamente difficile e compromettente per i governi arabi, che potrebbero averne contraccolpi interni. Senza contare che Russia, Iran e Assad, alleati fra di loro, vedrebbero con timore il riproporsi dell’alleanza Turchia-USA-stati del Golfo per un intervento risolutivo in Siria.

Mentre le forze anti-ISIS sono paralizzate dalle divergenze, l’ISIS sopravvive e pianifica l’evasione dall’assedio di parte dei suoi combattenti. 

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