Gli Ebrei da popolo di Gesù a capri espiatori dell’Europa Cristiana

22/01/2018

Dal crollo dell’Impero Romano per tutto il Medio Evo e fino al periodo napoleonico agli Ebrei d’Europa venne proibito di possedere e utilizzare terre per produrre cibo o altri beni.

Non avendo diritto alla terra, non avevano diritto a risedere stabilmente in nessun luogo: dovevano cedere ai ricatti di questo o quel potente per aver il diritto temporaneo di residenza. Non potevano sposarsi con altri, radicarsi sul territorio, integrarsi. Le leggi razziali fasciste e naziste reimposero le stesse proibizioni.

La teologia cristiana considerava gli Ebrei agenti di Satana. Eppure Gesù era ebreo, da ebreo visse, predicò e morì. Gesù Cristo come figura storica fu un nazionalista ebreo, ucciso dai Romani come ribelle per aver aspirato a essere ‘re dei Giudei’, cioè a ripristinare il regno indipendente di Giuda, che i Romani avevano trasformato in provincia romana. Per oltre due secoli i Cristiani vennero ancora considerati ribelli dai Romani e come tali spesso perseguitati e talora martirizzati. Non perché erano monoteisti, ma perché non riconoscevano il diritto divino dell’Imperatore al potere.

In quanto ribelli, gli Ebrei avevano visto distrutto il loro stato e il loro tempio, ma quelli che erano sopravvissuti e avevano accettato il potere romano vivevano tranquilli a Roma e in altre parti dell’Impero, avevano le loro sinagoghe, praticavano apertamente la loro religione, che era riconosciuta come ‘lecita’, pur essendo monoteista. I Romani non temevano il monoteismo, se rimaneva un fatto privato che non interferiva con il potere politico, tant’è che la maggior parte dei veterani dell’esercito romano aderiva al Mitraismo, forma di monoteismo proveniente dalla Persia.

Soltanto nella seconda metà del III secolo il Cristianesimo si trasformò in una forza moderata, non più ribelle, all’interno dell’Impero, e nel 311 ottenne il riconoscimento di religione licita.

Nel IV secolo i Cristiani rafforzarono la propria indipendenza dall’ebraismo sia sul piano teologico, con la proclamazione del dogma della Trinità al Concilio di Nicea del 325, sia sul piano istituzionale, diventando ‘religio licita’ nel 311, e addirittura religione di corte con l’imperatore Costantino. Ma i Padri della Chiesa avevano grande difficoltà a spiegare ai catecumeni perché Gesù, nato, vissuto e morto da ebreo, non fosse stato riconosciuto come messia dal suo popolo, che l’attendeva. La spiegazione data dai Padri della Chiesa fu che gli Ebrei dopo la nascita di Cristo sarebbero stati accecati dal diavolo. Se non si convertono, significa che ancora Satana li acceca. Soltanto la chiesa eredita la salvezza data dal sangue di Cristo, mentre la sinagoga è portata dal diavolo lontana dalla Croce.

Il Padre della Chiesa Giovanni Crisostomo, di Antiochia, ci ha lasciato otto terribili omelie ‘contra iudaeos’, che forniscono ancora oggi la base ideologica ai siti antisemiti. Giovanni Crisostomo riassunse e ribadì con feroce efficacia le accuse dei Padri della Chiesa agli Ebrei: aver ucciso Gesù − che era non soltanto il loro Messia, ma Dio stesso − perché abbandonati da Dio e preda del Demonio; essere perciò capaci di commettere qualunque altro crimine, persino contro bambini innocenti, persino contro i propri figli.

L’antigiudaismo Cristiano divenne legge dello stato con il potere temporale dei Papi. Per lunghi secoli vennero anche tollerate nelle Chiese rappresentazioni di presunte torture e uccisioni rituali di bambini da parte di Ebrei.

Ma a uccidere gli Ebrei furono sempre i re, mai la Chiesa. I Papi non fecero mai uccidere gli Ebrei in quanto tali, si limitarono a isolarli dai Cristiani con un contrassegno specifico e poi con l’istituzione dei ghetti. La Chiesa aprì sempre le porte agli Ebrei che si convertivano, accogliendoli anche fra suoi cardinali.

I poteri statali laici invece fecero dell’ebraismo una questione di sangue, cioè di razza o di nazione, non di fede, per mantenere una piccola minoranza isolata, disprezzata, temuta, su cui far ricadere la colpa di tutte le calamità: epidemie, carestie, crisi morali e sociali, crisi bancarie, crisi politiche, persino la colpa della guerra nazista!

Tutto accettato dall’opinione pubblica perché alla base c’è la costante accusa delle Chiesa all’Ebreo per morte di Cristo, re dei Giudei, dal terzo secolo fino al 1967, anno del Concilio Vaticano II.

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