Tutti contenti che la Turchia sia entrata ad Afrin?

26/01/2018

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L’avanzata dell’esercito turco nell’enclave di Afrin, nominalmente contro i ‘terroristi’ curdi, è stata ufficialmente condannata, ma indirettamente autorizzata dalla Russia e dalla NATO, inclusi gli USA. Perché?

Se osservate la mappa a lato, che rappresenta la situazione sul terreno a gennaio 2018, vedete che l’enclave di Afrin, di colore verde perché controllata dai combattenti curdi, si incunea fra le due zone in rosso ancora controllate dai ribelli sunniti anti-Assad. Questi gruppi ribelli fin dal 2015 si sono raggruppati sotto il nome di Free Sirian Army (FSA) e hanno avuto il sostegno non soltanto della Turchia, ma anche della NATO e degli USA durante la guerra contro l’ISIS, benché molti fossero jihadisti, perché la priorità era evitare che l’ISIS conquistasse tutta la Siria. Poi nel corso del 2016 e 2017 gli USA si sono affidati in modo particolare ai Curdi, armandoli e addestrandoli, mentre la Turchia, che teme il nazionalismo curdo perché ha una grossa minoranza curda al suo interno, ha continuato a sostenere soltanto i ribelli arabi sunniti anti-Assad del Free Syrian Army.

Entrare con l’esercito nella provincia di Afrin permette alla Turchia di essere in contatto diretto con i ribelli del FSA (aree rosse) su entrambi i lati di Afrin e continuare a provvedere i rifornimenti perché possano resistere contro l’esercito di Assad in entrambe le aree e forse strappare anche Manbij al controllo dei Curdi. Benché presentata come una mossa anti-Curdi per la salvaguardia della propria sicurezza interna, l’operazione ha lo scopo di prendere posizione sul terreno alle spalle dei ribelli filo-turchi per evitare la vittoria di Assad sul terreno, prima ancora che le trattative internazionali sul futuro della Siria prendano l’avvio.

L’ostacolo maggiore a questa operazione era la presenza di truppe russe nella zona di Afrin. Erdogan non si poteva permettere uno scontro sul terreno con la Russia, perciò ha tenuto in sospeso l’avanzata finché i Russi hanno ritirato le loro truppe, verso metà gennaio, il che è equivalso a un permesso di avanzata. Un altro rischio per i Turchi era la possibile opposizione degli USA e della NATO, che sostengono i Curdi. Ma gli USA non hanno espresso vera opposizione, anche se hanno raccomandato prudenza e rispetto dei diritti umani della popolazione, mentre il portavoce della NATO Rose Gottemoeller ha dichiarato che le preoccupazioni turche per la propria sicurezza sono comprensibili – il che equivale a un’altra luce verde all’operazione in Siria.

USA e NATO approvano dunque, anche se malvolentieri, l’avanzata turca per evitare che Assad – e l’Iran, suo alleato e sostenitore − riconquisti tutto il territorio, vincendo in pieno la guerra civile e quella internazionale. La Russia sostiene Assad, ma non vuole che Assad diventi di nuovo tanto forte da poter fare a meno della protezione russa, affidandosi soltanto alla protezione dell’Iran. Permettere alla Turchia di stabilire una zona di influenza nel nord della Siria fa sì che i Russi mantengano la fiducia dei Turchi e continuino a giocare il ruolo di necessari mediatori e arbitri fra Assad e i Turchi.

Chi ci rimette in tutto questo sono, come sempre, i Curdi, che hanno combattuto duramente per proteggere il territorio dall’ISIS e ora se lo vedono portar via dai Turchi col beneplacito di tutti. I civili curdi che fuggono da Afrin − perché temono i Turchi − e cercano rifugio ad Aleppo vengono respinti dall’esercito di Assad (che ormai controlla totalmente Aleppo), benché si tratti di cittadini siriani, che avrebbero il diritto di essere difesi, non respinti dal proprio esercito.

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