L’incontro degli studenti con Lia Levi

14/05/2018

Con grande disponibilità e con vivacità invidiabile la scrittrice Lia Levi, ottantaseienne, incontra ancora migliaia di studenti ogni anno. A maggio 2018 hanno avuto il piacere di ascoltarla i ragazzi del liceo D’Azeglio (frequentato dal padre della scrittrice), del liceo Cattaneo, dell’Itc Sommeiller, dell’istituto Copernico-Luxemburg di Torino e del liceo Vittone di Chieri. In due mattinate – una al D’Azeglio, l’altra al Cattaneo – Lia Levi ha condiviso con gli studenti il racconto della sua infanzia sotto le leggi razziali, il fascino e la fatica dello scrivere, la necessità e la voglia di comprendere e di saper mettere al centro l’unicità di ogni persona e delle sue reazioni di fronte ai piccoli e grandi eventi. Spunti preziosi, che i ragazzi hanno colto al volo, sollecitandola con osservazioni e domande.

Molti avevano letto in classe il suo ultimo libro, “Questa sera è già domani” − pubblicato da E/O Edizioni e in concorso per il Premio Strega − nel quale l’autrice torna, come nella sua opera prima “Una bambina e basta”, a raccontare una storia vera. In questo caso, la storia della famiglia del marito, Luciano Tas, della sua infanzia sconvolta dalle leggi razziali e dei fortunosi eventi che lo condussero in salvo con i suoi cari. I ragazzi le hanno posto molte domande e hanno potuto soddisfare le loro curiosità, sentirsi confermare o smentire le loro interpretazioni. Conoscere personalmente la scrittrice ha fatto loro intravvedere in che cosa consiste il difficile lavoro dello scrivere, la faticosa necessità di capire, ripensare e ricreare con la propria arte personaggi che i lettori percepiscano in tutta la loro umana complessità, con le loro personali idiosincrasie, mentre affrontano gli eventi della propria vita, cioè gli eventi di quella che a posteriori chiamiamo Storia.

Il professor Brandone del D’Azeglio ha cercato in archivio e dato a Lia copia delle pagelle e dei documenti di suo padre, studente al D’Azeglio negli anni ’30. È stato un momento molto commovente. Alle pareti dell’aula magna spiccavano i cartelloni della mostra che narra le storie dei tanti studenti ebrei del D’Azeglio il cui percorso di studio e di vita inciampò, con esiti diversi, nelle leggi razziste italiane e negli eventi successivi. Alcuni furono assassinati e a loro il D’Azeglio ha dedicato ‘pietre d’inciampo’ all’ingresso. Altri, come Primo Levi, riuscirono a sopravvivere e divennero preziosi testimoni della Storia e lieviti profondamente attivi delle coscienze delle generazioni successive.

Anche i libri di Lia sono lieviti delle coscienze. Narrano storie familiari e sociali che terminano con la salvezza, ma dopo un percorso di grandissima difficoltà e di totale incertezza non soltanto per difendersi dai persecutori e dai pericoli, ma anche per mantenere l’equilibrio psichico e affettivo. Ogni persona reagisce in modi diversi alla necessità di confrontarsi costantemente con gli altri, capire che decisioni prendere, di chi fidarsi. Ogni persona percepisce diversamente la propria tragica posizione e quella degli altri. Ma la priorità è per tutti salvare i famigliari, anche se su come salvarli hanno opinioni diverse. Il nucleo affettivo primario, quello della famiglia, non si spezza, benché all’interno siano presenti conflitti caratteriali, opinioni contrastanti, anche rancori latenti. Ma di fronte al pericolo la priorità è salvare la famiglia. Così è stato nella realtà, non nell’immaginazione. Conviene rifletterci su?

I provvedimenti contro gli ebrei continuavano a cadere a scansione lenta, come quei goccioloni radi ma già carichi che preludono alla tempesta. Si ritrovarono fradici senza neanche essersene accorti. Le Leggi diventarono operative ancor prima che fossero pubblicate

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