L’attivismo cinese in Est Europa

27/08/2018

L’Europa è diventata una delle principali destinazioni di investimenti e progetti infrastrutturali cinesi. Negli ultimi dieci anni le compagnie cinesi hanno investito più di 300 miliardi di dollari nel Vecchio Continente, per acquisire asset strategici, sviluppare infrastrutture energetiche e portuali in Grecia e nei Balcani e incrementare la rete di trasporti nell’Europa orientale.

Ucraina, Bielorussia e Moldavia sono particolarmente strategiche per Pechino perché sono il corridoio terrestre per l’accesso al mercato europeo, oltre che a risorse minerali e prodotti agricoli (l’Ucraina, per esempio, è il principale fornitore di mais della Cina). Nell’ultimo decennio il volume del commercio tra questi tre paesi e la Cina è rimasto stabile, ma ora la Moldavia sta negoziando con Pechino un accordo di libero scambio.

Ma il principale interesse di Pechino è per le infrastrutture. L’anno scorso un’azienda cinese ha terminato il potenziamento del porto ucraino di Južne, sul Mar Nero, e ora si stanno preparando progetti simili per il porto di Odessa e ?ornomors’k. Il China Pacific Construction Group ha firmato un memorandum d’intesa da 2 miliardi di dollari per costruire la quarta linea della metropolitana di Kiev. Pechino ha lanciato progetti di sviluppo molto ambizioni in Bielorussia, fra cui il Great Stone Industrial Park, che diventerà la più grande zona industriale cinese fuori dalla Cina. Il China Merchants Group sta puntando ad avere un terminal nel porto lituano di Klaipeda per farne il centro logistico dell’import-export con la Bielorussia. Inoltre la casa automobilistica cinese Geely ha firmato un memorandum di intesa per costruire un impianto di assemblaggio in Bielorussia.

Per quanto promettenti, molti di questi progetti sono ancora in fase embrionale e potrebbero non andare a buon fine. Dati i limiti finanziari di Bielorussia, Ucraina e Moldavia, le aziende cinesi dovranno finanziare in gran parte i costi di costruzione delle infrastrutture.

Pechino sta anche cercando di aumentare la cooperazione con questi paesi nell’ambito della sicurezza. La Cina è diventata uno dei principali mercati per l’esportazione delle armi ucraine (83 milioni di dollari nel 2017) e sta discutendo progetti di produzione congiunta degli aerei ucraini Antonov. Ma il governo ucraino teme che Pechino possa copiare il design per poi produrre i suoi aerei in casa, come fece con la prima portaerei che comprò dall’Ucraina nel 1998. Per questo ha bloccato l’acquisto da parte di un miliardario cinese del produttore ucraino di motori a turbina per aerei, MotorSich.

La Bielorussia sta collaborando con la Cina allo sviluppo di un lanciarazzi multiplo, il “Polonez” e riceve aiuto militare e tecnico da Pechino. Ma gli stretti legami della Bielorussia con la Russia all’interno dell’Unione Economica Eurasiatica e dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva – entrambe guidate da Mosca – limiteranno il raggio d’azione della Cina nel paese. Anche in Ucraina la Cina dovrà badare a rispettare gli interessi russi. Idem per la Moldavia, piccolo paese etnicamente e politicamente diviso, che già ha 1000 soldati russi nella regione separatista di Transnistria.

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