Il cammello battriano

22/12/2018

Con un’inversione estremamente insolita del normale corso delle cose, a sostituire la ruota fu il cammello, descritto da un ammiratore come «quattrocento chili di muscoli, un animale superbo e, per coloro che arrivano ad apprezzarlo, pieno di grazia». (….) Fu quindi il «cammello battriano» autoctono, non il dromedario mediorientale, a divenire la spina dorsale dei trasporti regionali e continentali.

Ma che cosa rappresentavano questi animali per il trasporto? La risposta si basa su una questione di peso e di massa. Un cammello battriano poteva trasportare fino a duecentoventicinque chili, e una carovana di mille cammelli poteva quindi trasportare circa duecentoventicinque tonnellate. Supponendo che un normale container moderno trasporti fino a ventitre tonnellate, questo significa che una carovana anche di dimensioni modeste era in grado di trasportare il contenuto di un treno merci con dieci o dodici vagoni. Inutile dire che un peso o un volume eccessivo potevano abbassare pericolosamente i profitti. Il carico ideale doveva quindi avere un alto valore, ma con peso e ingombro ridotti. Recentemente, questo stesso tipo di calcolo ha attirato molti afghani e centroasiatici nel traffico di droga. Nel 3500 a.C., tuttavia, la merce più redditizia nel commercio sul territorio euroasiatico era il lapislazzuli di colore brillante estratto nelle miniere dell’Afghanistan.

Cinquemila anni fa, il lapislazzuli afghano era ben noto e apprezzato sia dai faraoni egizi sia dalla civiltà di Harappa in India. Erano parimenti apprezzate altre pietre e minerali preziosi, che facevano dell’Afghanistan la fonte per eccellenza di beni di lusso in Oriente e in Occidente. La giada di Khotan, nell’attuale Xinjiang; gli smeraldi della regione del Badakhshan, divisa oggi tra Afghanistan e Tagikistan; l’oro delle ricche miniere in quello che oggi è l’Uzbekistan; il rame dell’Afghanistan – tutti questi minerali preziosi rappresentavano insieme con il lapislazzuli merci di esportazione che garantivano alti profitti. Originato dunque dall’esportazione di gemme e metalli preziosi, il commercio si estese in seguito fino a includere ogni tipo di merce e prodotti che si potessero proficuamente commercializzare.

 

S. F. Starr, L’illuminismo perduto. L’età d'oro dell’Asia Centrale dalla conquista araba a Tamerlano, Einaudi, Torino, 2017. 

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