La democrazia è in pericolo?

26/03/2019

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La “Biennale Democrazia” di Torino discute anche quest’anno di temi interessanti, ma pare non ci siano in programma incontri su che cosa si intenda oggi per democrazia nei veri paesi del mondo – e da noi in Italia in particolare. Se il voto popolare porta al potere politici che in campagna elettorale si presentano esplicitamente con un programma autoritario (come Orban in Ungheria, tanto per fare un esempio), è democrazia? Se il referendum popolare porta la Gran Bretagna a uscire dall’Unione Europea, è una vittoria della democrazia? Hitler vinse le elezioni in Germania nel 1932: fu democrazia?

La questione è molto complessa, il termine ‘democrazia’ ha coperto sistemi politici molto diversi, che in comune hanno il principio che il potere appartiene al popolo. Ma attraverso quali procedure e quali sistemi il popolo esprime la sua volontà ed esercita i suoi poteri? Più che la Costituzione stessa, è il funzionamento equilibrato delle istituzioni a garantire la democrazia. È il ‘sistema operativo’ della democrazia a far la differenza fra libertà e oppressione. 

Il sistema deve incorporare e utilizzare una serie di checks and balances (controlli e contrappesi) che non permettano a nessun singolo potere di sopraffare i diritti delle minoranze o prendere decisioni non sufficientemente dibattute in Parlamento e dall’opinione pubblica. Senza un efficace sistema di checks and balances fra le istituzioni, la democrazia corre due rischi: diventare tirannia della maggioranza e prendere decisioni senza valutarne le conseguenze. La Brexit pare un esempio del secondo caso. Il governo britannico è ricorso al referendum, dunque alla democrazia diretta, per risolvere la questione evitando anni e anni di discussioni con l’elettorato, ritenendo – erroneamente − che l’elettorato avrebbe detto scelto di restare nell’Unione. Il governo e i partiti politici di maggioranza non avevano sufficienti contatti con l’elettorato per sapere che l’insofferenza verso l’Unione Europea era molto cresciuta. Ma la Brexit rappresenta un esempio di tirannia della maggioranza? Se non nega alla minoranza pro-Europa il libero perseguimento dei propri obiettivi non lo è.

Un altro pericolo delle democrazie contemporanee è che il sovradimensionamento dello stato sociale e delle sue burocrazie – che per decenni ha rappresentato un punto di forza – diventi un punto di debolezza. Governi e amministrazioni pubbliche controllano e gestiscono dettagliatamente non soltanto la difesa, la giustizia e rapporti internazionali, ma anche la scuola, il sistema sanitario, l’assistenza sociale, la ricerca scientifica, la costruzione di infrastrutture, i trasporti, la promozione del teatro d’opera e del cinema, i musei, lo smaltimento rifiuti, l’orario di apertura dei negozi, l’ergonomia delle sedie usate negli uffici, i palinsesti televisivi, la ricerca di posti di lavoro per i disoccupati… Tutto ciò richiede un enorme numero di burocrati, tecnocrati e intellettuali consulenti o addetti alla comunicazione che non soltanto costano un occhio della testa ai contribuenti e moltiplicano le occasioni di corruzione, ma prendono ogni giorno migliaia di importanti decisioni operative, senza portarne la responsabilità né politica né economica. Burocrati, tecnocrati e intellettuali gestiscono da decenni un potere complessivamente così vasto da alimentare in larghe fasce di cittadini una forma di rancorosa ostilità, quando le cose non funzionano bene. A loro volta le élite che affiancano il potere hanno spesso atteggiamenti sprezzanti verso i cittadini che esprimono critiche o che sostengono i politici di opposizione. Il disprezzo reciproco fra corpose élite di tecnocrati, burocrati e intellettuali che circondano il potere e i numerosi cittadini lontani dai poteri pubblici ha raggiunto livelli pericolosi per il buon funzionamento delle istituzioni, perché induce a delegittimare le istituzioni stesse. Se ricorre all’insulto, al disprezzo e alla condanna pregiudiziale, il sistema di checks and balances diventa un esercizio di delegittimazione reciproca anziché un confronto democratico sulle decisioni da prendere.

Perché questo succede adesso? Perché il mondo è cambiato, la vita dei cittadini dei paesi democratici è diventata più difficile a causa dei nuovi problemi che le élite, i tecnocrati, i politici, gli intellettuali e gli ‘esperti’ non hanno saputo o potuto prevedere, prevenire, gestire. Ma se ci concentriamo sull’analisi dei problemi e sulla loro soluzione anziché sulla delegittimazione reciproca possiamo far funzionare la democrazia e migliorare le nostre vite. 

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