Cina: problemi per giovani e per vecchi

15/06/2019

Secondo il China Institute for Employment Research della Università Popolare Cinese di Pechino, nel primo trimestre del 2019 le assunzioni di giovani laureati si sono contratte del 7,8 % rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre la richiesta di impiego da parte dei giovani è aumentata del 31%. Soltanto poco più della metà dei giovani laureati alla ricerca di lavoro riesce a trovarlo. Questo è molto allarmante per il governo cinese, che anche per questo sta incitando i giovani laureati ad andare all’interno del paese, per servire il popolo – come diceva un vecchio motto maoista appena rispolverato dalla propaganda − nelle zone che hanno bisogno di sviluppo. La Lega comunista giovanile cinese intende mandare 10 milioni di ‘volontari’ nelle zone rurali entro il 2020, per fare esperienza e nel contempo portare alle campagne scienza, tecnologia e sviluppo culturale. A tale scopo il Partito ha avviato una campagna per rafforzare nei giovani la consapevolezza del ruolo politico e sociale dei giovani e del Partito.

Nel frattempo si affaccia all’orizzonte un’altra crisi, quella delle pensioni. L’Accademia Cinese di Scienze Sociali ha pubblicato uno studio che rivela che il principale fondo pensionistico del paese potrebbe esaurirsi entro il 2035. Pechino ha annunciato che le sette province più ricche del paese, quelle della costa, saranno chiamate a contribuire ai fondi pensione delle regioni più povere, dove i fondi scarseggiano.

Il welfare cinese è molto modesto per lo standard europeo. Pensioni e sanità sono distribuite in modo ineguale fra i vari tipi di azienda e fra le diverse regioni, ma molti Cinesi non hanno né cure mediche gratuite né la certezza di una pensione sufficiente a vivere in vecchiaia. La situazione è migliore per le aziende di stato, ma nel settore privato il 70% delle aziende non versa sempre tutti i contributi dovuti ai fondi pensione. Inoltre i milioni di lavoratori migranti da una regione all’altra, che però non hanno ottenuto un regolare permesso di soggiorno nelle regioni in cui lavorano, possono godere di cure mediche e di pensioni soltanto nelle regioni di origine. Le aziende pagano i contributi per questi lavoratori, ma i contributi non vengono trasferiti alla provincia di origine in cui i lavoratori dovrebbero risiedere e i lavoratori rimangono senza cure e senza pensione.

Le sette province costiere più ricche versano il 70 % dei contributi ai fondi pensione di tutta la Cina, con il Guangdong (la provincia di Canton) di gran lunga in testa alla classifica. Nelle province più povere spesso il pagamento delle pensioni avviene già ora con molto ritardo. L’anno scorso un ritardo di pagamento nello Heilongjiang ha provocato dimostrazioni da parte di veterani dell’esercito. La politica maoista di un solo figlio per coppia ha fatto sì che presto in Cina i vecchi saranno proporzionalmente troppi e pagare la pensione a tutti sarà molto difficile. Si tratta di problemi comuni anche ai paesi occidentali, ma questo non rende meno preoccupante la situazione.

Nella cultura tradizionale cinese i figli sono tenuti a mantenere i genitori anziani o malati, e anche per questo ogni famiglia aveva molti figli, per dividere l’onere su molte spalle. Il Partito Comunista di Mao negli anni ’60 impose ai Cinesi di fare un figlio solo, promettendo che lo stato comunista – non i figli − si sarebbe preso cura di ogni persona anziana o malata. Se non mantenesse la promessa, il regime comunista non sopravvivrebbe all’ira popolare. 

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Sembra che nei suoi Piani di crescita e ammodernamento, la Cina sia alle prese con grossi problemi che però non sembrano diversi - tenendo conto dei dovuti distinguo e proporzioni - da quelli che le nostre Nazioni occidentali , oggi, non sono riuscite ancora adeguatamente a risolvere. Per quello che si può dedurre dall'articolo, penso sia un'interessante constatazione. Sbaglio..?..