La non-guerra fra USA e Iran

11/01/2020

A gennaio 2020 giornali e notiziari parlano di ‘guerra’, o rischi di guerra, fra gli USA e l’Iran, a seguito dell’uccisione del generale della Guardia Rivoluzionaria Suleimani. Ma non esiste la possibilità di una guerra aperta fra gli USA e l’Iran: gli USA la vincerebbero in una manciata di giorni, tale è la sproporzione di forze e di mezzi. Finché gli USA sono la sola grande potenza al mondo, non c’è possibilità di guerra convenzionale fra gli USA e qualche altro stato, ma possono moltiplicarsi le guerre regionali, in cui la super-potenza svolge un ruolo di bilanciamento fra le parti per evitare che una sola prevalga e diventi troppo aggressiva e pericolosa. In questo bilanciamento gli USA cercano di usare il minimo di sforzo e di spesa (per approfondire, leggere qui), ricorrono soprattutto alle sanzioni economiche e tecnologiche per indebolire i paesi più aggressivi. Occasionali azioni militari spettacolari e fulminee, come l’uccisione di Suleimani, servono a far capire all’avversario che ha superato, o sta per superare, il limite dell’aggressività tollerabile dalla superpotenza. Ma gli USA cercano e sempre più cercheranno di evitare combattimenti sul terreno, costosi e di lunga durata, mentre i rivali cercheranno di trascinarli a combattere e indebolirsi sul terreno. Sul terreno sono sempre gli attori regionali a prevalere nel medio o lungo periodo, cioè coloro che su quel terreno vivono e continueranno a vivere. Sia gli strateghi del Pentagono, che ispirano le decisioni militari del governo USA, sia gli strateghi iraniani che cercano di influenzare le decisioni militari in Iran (per quanto è loro concesso dagli Ayatollah) sanno bene che questa è la situazione.

Al di là della propaganda (guerra psicologica e ideologica, in cui l’attaccante è sempre stato l’Iran, fin dal 1979) e al di là delle sanzioni (guerra economica e tecnologica, in cui l’attaccante è l’America, fin dal 1984) non soltanto non c’è mai stata guerra sul piano militare fra Iran e USA, neppure indiretta, ma le azioni militari degli USA in Medio Oriente hanno sempre agevolato gli interessi dell’Iran. Possiamo ripercorrerne la storia tramite estratti da Wikipedia.

 Da Wikipedia:

‘La rivoluzione islamica iraniana fu una serie di sconvolgimenti politici e sociali, avvenuti nel periodo 1978-1979] in Iran, che trasformò la monarchia del paese in una repubblica islamica sciita, la cui costituzione si ispira alla legge coranica (shari'a). (….) Lo scià, che da tempo era malato di cancro, fu accolto negli USA per curarsi, ma il nuovo potere iraniano, temendo che ciò potesse preludere a un accordo per un intervento americano allo scopo di rimettere sul trono Reza Pahlavi (….), chiese l'estradizione del vecchio sovrano. Gli USA rifiutarono, e ciò innescò manifestazioni di protesta anti-americane da parte degli studenti universitari. Il 4 novembre 1979 alcune centinaia di essi, ignorando le prerogative diplomatiche, penetrarono nell'ambasciata americana a Teheran e presero in ostaggio 52 diplomatici e funzionari. Il 25 aprile 1980 il presidente statunitense Carter ordinò un'azzardata operazione di salvataggio (Operazione Eagle Claw), che però si concluse disastrosamente con la morte di otto militari statunitensi. La vicenda si concluse nel gennaio 1981 con la liberazione degli ostaggi in cambio della fornitura di armi da parte della nuova amministrazione Reagan al regime iraniano impegnato nella guerra contro l'Iraq, anch'esso finanziato e armato dagli USA. Questa guerra tenne impegnati i due paesi dal settembre 1980 fino all'agosto 1988.

L'Unione Sovietica, invece, aiutò direttamente con forniture militari l'Iraq e indirettamente l'Iran per tramite della Siria (…)

Il conflitto sconvolse irrimediabilmente gli equilibri della regione, e i suoi effetti si fecero sentire pesantemente nell'immediato dopoguerra: due anni dopo l'armistizio, infatti, l'Iraq invase il Kuwait nel tentativo di ottenere un riscatto economico e politico dallo stallo che ne era derivato’.

Nella Prima guerra del Golfo (1990-91) intervennero direttamente gli USA per contenere la potenza e la pericolosità dell’Iraq di Saddam Hussein, riducendo così la pressione sull’Iran, facendo cioè un enorme favore agli Ayatollah.

Da Wikipedia:

‘La guerra del Golfo (2 agosto 1990 – 28 febbraio 1991), detta anche prima guerra del Golfo in relazione alla cosiddetta seconda guerra del Golfo, è il conflitto che oppose l'Iraq ad una coalizione composta da 35 stati formatasi sotto l'egida dell'ONU e guidata dagli Stati Uniti, che si proponeva di restaurare la sovranità del piccolo emirato del Kuwait, dopo che questo era stato invaso e annesso dall'Iraq.’

Dopo l’attentato alle Torri gemelle, gli USA fecero guerra all’Afghanistan, paese in cui Osama Bin Laden aveva pianificato e diretto l’attentato. L’Iran si tenne fuori dalla guerra, ben contento che l’Occidente sconfiggesse i Talebani, visto che i Talebani sunniti applicavano politiche fortemente anti-sciite in Afghanistan.

Da Wikipedia:

‘La guerra in Afghanistan, iniziata il 7 ottobre 2001, ha visto l'avvio delle ostilità con l'invasione del territorio controllato dai talebani da parte dei gruppi afghani loro ostili dell'Alleanza del Nord, mentre gli USA e la NATO hanno fornito, nella fase iniziale, supporto tattico, aereo e logistico. Nella seconda fase, dopo la conquista di Kabul, le truppe occidentali, statunitensi e britannici in testa, hanno incrementato la loro presenza anche a livello territoriale per sostenere il nuovo governo afghano.

L'amministrazione Bush ha giustificato l'invasione dell'Afghanistan, nell'ambito della guerra al terrorismo, seguita agli attentati dell'11 settembre 2001, con lo scopo di distruggere al-Q??ida e di catturare o uccidere Osama bin Laden, negando all'organizzazione terroristica la possibilità di circolare liberamente all'interno dell'Afghanistan attraverso il rovesciamento del regime talebano. A dieci anni dall'invasione, il 2 maggio 2011, le forze statunitensi hanno condotto un'incursione ad Abbottabad, vicino Islamabad in Pakistan, uccidendo, nel suo rifugio, il leader di al-Q??ida, Osama Bin Laden.

A partire dall'invasione dell'Iraq del 2003, la guerra in Afghanistan ha perso priorità tra gli obiettivi dell'amministrazione degli Stati Uniti’

Nel 2003 gli USA intervengono di nuovo militarmente in Iraq per togliere Saddam Hussein dalla scena, facendo ancora una volta un grosso favore all’Iran.

Da Wikipedia:

La guerra d'Iraq (o seconda guerra del Golfo) è stato un conflitto bellico iniziato il 20 marzo 2003 con l'invasione dell'Iraq da parte di una coalizione multinazionale guidata dagli Stati Uniti d'America, e terminato il 18 dicembre 2011 col passaggio definitivo di tutti i poteri alle autorità irachene insediate dall'esercito americano su delega governativa statunitense.

(…). Tuttavia il conflitto si tramutò abbastanza presto in una resistenza e in una guerra di liberazione dalle truppe straniere, considerate invasori da molti gruppi armati arabi sunniti e sciiti, per sfociare infine in una guerra civile fra le varie fazioni, causata da una squilibrata gestione del potere (che agevolò le componenti sciite maggioritarie).

Nel 2011 gli USA lasciarono del tutto l’Iraq. Tornarono con piccole forze a combattere contro l’ISIS (tabella a fianco) ne 2015. Lo sforzo maggiore della battaglia contro l’ISIS venne fatto proprio dall’Iran, che mandò decine di migliaia di uomini in Iraq e Siria, oltre che dai Curdi di entrambi i paesi. Gli USA hanno dato sostegno e copertura aerea, così come i Russi, ma evitando il più possibile i combattimenti sul terreno. Sconfitto l’ISIS, gli USA hanno mantenuto soldati in Iraq, in attesa che la situazione della Siria e del nord dell’Iraq si stabilizzi del tutto. Sia Obama sia Trump ripetono da anni di voler riportare a casa al più presto le truppe. Ma le forze iraniane in Iraq al comando di Suleimani, che fino agli ultimi mesi del 2019 hanno sostanzialmente combattuto dallo stesso lato degli Americani, hanno attaccato l’ambasciata e le basi americane in Iraq, per attribuirsi il merito della cacciata degli ‘infedeli’ dal Paese agli occhi della popolazione. Hanno ammazzato direttamente e volutamente soldati americani, perciò la reazione USA è stata immediata e drastica, a dimostrazione che l’Iran aveva superato la linea dell’aggressività tollerabile.

Il fatto che gli USA evitino di combattere guerre sul terreno (e che gli altri paesi evitino di sfidarli in modo irreparabile) non significa che ci sarà pace nel mondo. Tutt’altro: gli interessi regionali di ogni stato tornano a essere messi potenzialmente a rischio dai paesi vicini, ora che gli USA non sono più disposti a scendere direttamente in campo per proteggere gli interessi di qualunque paese NATO, come ha dimostrato il caso fra Turchia e Russia nel 2015 (per approfondire, cliccare qui), ma lasciano che le potenze regionali se la sbrighino fra di loro. Anche noi siamo una potenza regionale di medio livello al centro del Mediterraneo, non possiamo dimenticarcene, dobbiamo elaborare una strategia per la nostra sicurezza alla luce della nuova situazione globale.

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