Francia e Turchia, non soltanto male parole

05/11/2020

La copertina di ottobre di Charlie Hebdo con Erdogan in posa da sultano, ma in mutande, ha innescato una guerra di parole reciprocamente offensive fra i presidenti di Francia e Turchia, seguita dal boicottaggio dei prodotti francesi in Turchia. In questo scontro verbale Macron si presenta come difensore della laicità e della democrazia, Erdogan come difensore dell’islam politico sunnita. Il diverbio ha avuto origine dalle recenti azioni terroristiche compiute in nome dell’islam nel sud della Francia, a seguito delle quali il governo francese ha posto restrizioni alle associazioni politiche islamiche nel paese, fra cui i Lupi Grigi turchi, ha annunciato ulteriori restrizioni all’esibizione di simboli religiosi in pubblico e ha intensificato la sorveglianza sulla comunità islamica francese.

Ma ci sono anche altri motivi dietro allo scontro, che perciò durerà nel tempo. Francia e Turchia hanno sostenuto fazioni politiche opposte nelle guerre civili in Siria, in Libano e in Libia. La francese Total ha grandi interessi nei giacimenti di gas del Mediterraneo orientale e ha costituito l’Eastern Mediterranean Gas Forum con Grecia, Cipro, Egitto, Giordania, Italia e Israele, per contrastare le azioni aggressive della Turchia in quelle acque. Quest’anno la Francia ha mandato navi militari davanti alle coste della Libia, che hanno fermato navi turche sospettate di portare armi alle fazioni in guerra. Il governo francese ha ripetutamente proposto all’Unione Europea di imporre sanzioni contro la Turchia per le sue violazioni ai diritti marittimi di Grecia e Cipro, senza grandi risultati, ma ora l’Unione Europea e persino il governo tedesco hanno espresso la loro solidarietà a Macron per le offese personali ricevute da Erdogan. Macron intende dare alla Francia la leadership degli interessi europei nel Mediterraneo Orientale. Erdogan invece vuole distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla crisi economica interna e raccogliere consenso in patria e all’estero presentandosi come difensore dell’islam sunnita. Rientra in questa politica anche la re-islamizzazione di Santa Sofia, la grande cattedrale bizantina di Istanbul trasformata in moschea dagli ottomani, poi diventata museo e ora di nuovo diventata moschea. Erdogan ha un certo successo: anche il Qatar e il Kuwait hanno boicottato le merci francesi e chiuso la catena di supermercati Carrefour. Pakistan, Arabia saudita, Iran, Egitto e Malesia hanno rilasciato dichiarazioni di sostegno a Erdogan; grandi manifestazioni di protesta contro Macron si sono tenute in Libano, a Gaza, in Iraq, in india e in Bangladesh. 

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