Diritti naturali e ius soli

18/05/2021

Tutti i popoli e tutte le civiltà furono a volte ferocemente aggressivi nei confronti di popolazioni esterne e oppressivi verso le minoranze interne. La storia non conosce popoli o civiltà innocenti, né ieri né oggi. Ma per una serie di eventi circa 250 anni fa i discendenti dei coloni europei che vivevano nelle Americhe avviarono una svolta rivoluzionaria nella storia dell’umanità, affermando un principio giuridico nuovo.

Nel 1776 un gruppo di Americani, riuniti in rappresentanza dei loro concittadini per proclamare l’indipendenza dall’Inghilterra, scrissero nel preambolo:

Noi riteniamo che sono per sé stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati.

Per la prima volta nella storia i diritti delle persone vengono affermati come legge di natura: così come la materia obbedisce alla legge di gravità, gli uomini obbediscono alla legge della vita, che contiene in sé la necessità di libertà e la spinta alla ricerca di felicità. In quanto legge di natura, insita nella creazione, la libertà personale è inviolabile. Chi tenta di violarla suscita automaticamente reazioni che lo distruggono, così come viene distrutto chi viola la legge di gravità gettandosi dalla finestra. La portata di questa affermazione è talmente rivoluzionaria che la storia umana ne verrà segnata non per secoli, ma probabilmente per millenni.

Il potere deriva dal consenso. Lo scopo dei governi è garantire i diritti. Tutti hanno pari diritti. Mai si erano proclamati questi principi nei confronti dell’intera umanità nei millenni precedenti, mai i diritti erano stati considerati tali per legge di natura, dunque inviolabile ed eterna. Le religioni e le leggi ispirate alle religioni avevano affermato principi analoghi nei riguardi dei credenti, dei protetti − non riguardo all’intera umanità.

Pochi anni più tardi i discendenti dei coloni spagnoli in Sud America fecero un altro passo di straordinaria importanza nella storia del diritto. Nel 1808 Simon Bolivar iniziò una guerra di liberazione del Sud America dalla Spagna. Per la prima volta la rivoluzione di Bolivar unì i discendenti dei colonizzatori e i discendenti dei popoli indigeni in un’unica nazione per comune appartenenza al territorio, dando l’avvio al diritto di cittadinanza per ius soli che sarà poi adottato anche dagli altri stati del Nuovo continente. La rivoluzione portò alla creazione della Repubblica indipendente della Gran Colombia.

Intanto anche l’Europa cambiava. I pensatori laici e illuministi avevano messo in discussione la base del diritto al potere dei sovrani e del clero per tutto il XVIII secolo. Mercoledì 26 agosto 1789 è considerata la data di inizio della Rivoluzione francese. I delegati riuniti in Assemblea per dare al paese una nuova costituzione pubblicarono la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino, che così inizia:

I rappresentanti del popolo francese costituiti in Assemblea Nazionale, considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti dell’uomo sono le uniche cause delle sciagure pubbliche e della corruzione dei governi, hanno stabilito di esporre, in una solenne dichiarazione, i diritti naturali, inalienabili e sacri dell’uomo.

Articolo 1 – Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune.

Articolo 2 – Il fine di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali ed imprescrittibili dell’uomo. Questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione.

Articolo 3 – Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione. Nessun corpo o individuo può esercitare un’autorità che non emani espressamente da essa.

Articolo 4 – La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri: così, l’esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti. Tali limiti possono essere determinati solo dalla Legge.

La Dichiarazione dei diritti dell’uomo scritta dai Francesi riprende e precisa quanto esposto tredici anni prima nel Preambolo alla Dichiarazione di indipendenza americana. All’inizio del 1800 le giovani generazioni in tutto il mondo occidentale facevano propria l’idea rivoluzionaria che popoli e nazioni debbono ribellarsi per legge di natura ai governanti che non rispettano i loro diritti.

Ma per evitare rivoluzioni sanguinose ogni volta che il popolo non è contento del governo, si ricorre al sistema delle elezioni democratiche, già usato nelle antiche città-stato greche: a fare le leggi e ad avere poteri di governo sono persone del popolo che vengono elette a maggioranza. Ogni manciata di anni si tengono nuove elezioni, così leggi e governi possono cambiare senza arrivare a ribellioni violente.

Oggi la maggior parte degli stati del mondo si dicono laici e i loro governanti affermano di parlare a nome del popolo, inclusi grandi stati autoritari come la Cina, ma le differenze fra i loro sistemi sono grandi e sono tante. La differenza più importante riguarda chi può davvero partecipare alle elezioni come elettore e come candidato.

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