Le esercitazioni Juniper Oak. Verso una nuova architettura di difesa del Mediterraneo orientale?

22/02/2023

A fine gennaio 2023 gli USA e Israele hanno effettuato un'esercitazione militare straordinaria chiamata Juniper Oak. Pianificata in soli 90 giorni, ha coinvolto quasi 150 aerei, una dozzina di navi da guerra, sistemi avanzati di artiglieria e poco meno di 8000 soldati tra fanteria e forze per operazioni speciali. L’operazione simulava un attacco su larga scala via terra, aria, mare, spazio e cyberspazio. Le esercitazioni a fuoco vivo sono state condotte a ondate per simulare ripetuti attacchi con missili, bombe e HIMARS. Gli Stati Uniti hanno schierato i KC-46, per il rifornimento in volo dei caccia.

Un'esercitazione di tale portata – assemblata così rapidamente – ha attirato l'attenzione di quasi tutti i paesi del mondo, molti dei quali non hanno potuto fare a meno di vederla come un attacco simulato contro gli impianti nucleari iraniani, ma funzionari della difesa hanno smentito che l’esercitazione avesse a che fare con l’Iran. Al termine dell'esercizio i funzionari del CENTCOM (United States Central Command) hanno dichiarato che Juniper Oak è servito ad accelerare l'interoperabilità regionale, prepararsi ad includere più partecipanti e infine istituzionalizzare esercitazioni combinate. Ciò pare significare che gli Stati Uniti vogliono portare a termine il loro ritiro militare dal Medio Oriente e costruire un'architettura di sicurezza in cui i partner regionali si assumano maggiori responsabilità. La cooperazione bilaterale con Israele sarebbe il primo passo verso progetti più ampi, che vedrebbero l’inclusione di Grecia e Italia fra i pilastri della nuova architettura di sicurezza. Tale architettura dovrebbe includere anche paesi abitualmente in competizione per l’egemonia regionale, cui verrebbe richiesto di giungere a un livello sufficiente di fiducia e collaborazione reciproca.

Da anni la politica degli USA pare mirare proprio a questo: disinnescare le rivalità regionali e indurre i paesi arabi a creare una barriera di sicurezza contro potenziali pericoli comuni rappresentati da altre potenze asiatiche, collaborando con gli altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo orientale e sul Mar Rosso.

Gli Accordi di Abramo, guidati dagli Stati Uniti, hanno spianato la strada a Israele per ricucire i legami con alcuni paesi arabi. La Turchia nel frattempo ha riallacciato i legami con gli Emirati Arabi Uniti e ha attenuato il suo atteggiamento aggressivo nei confronti dei tradizionali rivali nel Mediterraneo orientale. La rottura dei rapporti diplomatici del 2017 tra il Qatar e altri paesi arabi si sta ricucendo. Nei prossimi mesi gli Stati Uniti cercheranno di indurre a partecipare alla nuova architettura di difesa anche Egitto, Grecia ed Emirati Arabi Uniti.

Le condizioni per un meccanismo di sicurezza regionale per contrastare collettivamente l'Iran (o altri potenziali attaccanti asiatici) non sono mai state così mature, ma ciò non significa affatto che il progetto, che è soltanto ai primi stadi, riuscirà. 

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