La Russia
e la politica energetica

27/03/2009

Il settore energetico russo ha dimensioni titaniche. La Russia è uno dei primi cinque produttori  mondiali – nel 2008 ha prodotto circa 960 miliardi di kilowattora di energia.  L’energia prodotta è in grado di soddisfare i consumi interni e viene parzialmente esportata nei paesi limitrofi - inclusi gli ex paesi satelliti, la Turchia, la Cina e la Finlandia. La maggior parte dell’energia prodotta in Russia (il 63%) deriva da impianti termoelettrici (attraverso la combustione di gas naturale, petrolio e carbone), il 21% proviene da impianti idroelettrici e il restante 16% dalle centrali nucleari.   Fino al 2008 il settore energetico era monopolizzato dalla SEU (Sistema Energetico Unificato). Siccome le centrali nucleari e gli impianti elettrici sono vecchi di oltre vent’anni, il Cremlino ha deciso di investire nel settore. Il leader della SEU, Anatoly Chubais, ha calcolato che la modernizzazione, da realizzarsi entro il 2020, costerà circa 850 miliardi di dollari.   L’energia in Russia viene venduta a prezzi sovvenzionati, quindi la SEU non ha il denaro sufficiente per una ristrutturazione di tale portata. Per questo ha deciso di aprire agli investimenti stranieri privatizzando parzialmente il settore e annunciando la liberalizzazione dei prezzi per il 2011.   Nel 2008 la SEU venne smantellata e diverse aziende energetiche straniere, come la tedesca E.On, l’italiana ENI, e la Dubai World degli Emirati Arabi Uniti decisero di acquistare una parte dell’ex monopolio e investire nella modernizzazione. Ma una parte della SEU è stata venduta all’azienda statale Gazprom, nonostante Mosca avesse promesso di tenersi fuori dall’asta. Questo ha creato  problemi. La produzione di energia dipende in larga parte dal gas naturale, fornito soprattutto da Gazprom.  Finora il prezzo del gas destinato agli impianti energetici era fortemente sovvenzionato, ma dato che il Cremlino ha annunciato di voler liberalizzare i prezzi, Gazprom ha colto la palla al balzo dichiarando di volersi far pagare il gas a prezzo di mercato. Questo  provocherebbe  gravi aumenti ai costi di produzione dell’energia. Ma non è pensabile che il governo liberalizzi i prezzi dell’energia in anticipo rispetto alla data prevista, perché questo creerebbe gravi problemi all’industria russa, proprio in un periodo di recessione. Però gli investitori non possono pensare di dover vendere l’energia sottocosto. Gli investitori sono perciò stati costretti a rivedere i propri piani di investimento futuri: alcuni hanno congelato gli investimenti, altri, come la Dubai World, hanno ritirato l’offerta.   Al momento il settore energetico russo continua ad essere privo del denaro necessario alla modernizzazione.   Da una analisi di Strategic Forecast.  

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