Georgia: cresce la tensione
nelle regioni secessioniste

10/04/2009

Il 9 aprile 2009 in Georgia vi sono state numerose manifestazioni di protesta contro il presidente in carica, Mikhail Saakashvili. I manifestanti, circa 60.000 solo nella città di Tbilisi, hanno chiesto a gran voce le dimissioni del governo.   Le proteste si sono estese alla regione autonoma di Adjara – una delle quattro regioni secessioniste del paese. La Georgia considera l’Adjara, che confina con la Turchia e si affaccia su Mar Nero, una repubblica autonoma – come l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud. Questa regione nel 1993 ha dichiarato l’indipendenza dalla Georgia, ma è ritornata sotto la giurisdizione di Tbilisi nel 2004.   L’Adjara è la regione più ricca della Georgia, ospita l’importante porto di Bakumi e possiede l’unica raffineria del paese, dove arriva il greggio da Azerbaigian e Kazakistan. Le relazioni con il governo centrale sono state piuttosto turbolente negli ultimi anni. Nel maggio del 2004 la popolazione si ribellò, ma i moti insurrezionali vennero duramente repressi: il presidente Saakashvili insediò nella regione un’amministrazione fedele e continuò a monitorare attentamente la situazione. Per questo esiste tuttora un forte risentimento verso i Georgiani.   Al momento le proteste sono pacifiche, ma causano comunque una certa preoccupazione al governo centrale. Finora ogni insurrezione in questa regione è fallita perché non appoggiata dall’esterno. L’Abkhazia e l’Ossezia del Sud confinano con la Russia - che può quindi facilmente intervenire - l’Adjara invece è lontana dalla presa di Mosca.   Esiste poi una quarta regione secessionista, la Samtskhe-Javakheti, che confina con l’Armenia, con cui ha intensi legami. Dato che la Russia ha una forte influenza sull’Armenia, potrebbe cercare di infiammare gli elementi secessionisti di questa regione per colpire ulteriormente la Georgia e riportarla sotto il suo controllo.            

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