I rischi dell'offensiva
nelle Aree Tribali

03/07/2009

Il primo luglio 2009 gli elicotteri militari pakistani hanno lanciato dei volantini su Miramshah, la capitale del Waziristan settentrionale, per invitare la popolazione locale a collaborare con l’esercito nelle operazioni contro i Talebani locali. Il volantino afferma che l’esercito pakistano non ha nessuna intenzione di espandere l’offensiva nel Waziristan settentrionale, ma si riserva il diritto di attaccare i ribelli che prenderanno di mira le truppe. Il volantino recita quindi che “l’esercito vuole garantire alla popolazione locale protezione dai nemici interni ed esterni e che l’unica sicurezza per cui si batte è la sicurezza della Repubblica Islamica del Pakistan e per questo è necessario appoggiare le operazioni.”   Attualmente le truppe pakistane si stanno preparando a lanciare un’offensiva nell’area tribale del Waziristan meridionale, lungo il confine fra Afghanistan e Pakistan. È nel Waziristan meridionale che si trovano i Tehrik-i-Taliban guidati dal leader talebano pakistano Baitullah Meshud, insieme ad altri jihadisti di al Qaeda. Anche il comandante talebano afgano Jalaluddin Haqqani ha postazioni in questa provincia, da cui lancia attacchi contro le truppe della NATO, degli Stati Uniti e dell’esercito afgano nell’Afghanistan meridionale. L’esercito pakistano intende stanare e annientare la rete di Meshud e dei suoi alleati Talebani che si sono ribellati contro lo stato lanciando attacchi ben oltre le aree tribali, nel cuore del Pakistan - incluso l’attacco di Lahore.   L’esercito pakistano non ha nessuna intenzione di estendere l’offensiva contro la rete di Haqqani e contro i Talebani afgani che si trovano lungo il confine – nonostante le pressioni degli Stati Uniti. Le truppe pakistane hanno cercano di far distinzione fra i Talebani “buoni” e quelli “cattivi” per non inimicarsi tutti i Pashtun della regione nordoccidentale. Dal punto di vista pakistano diversi ribelli islamici che operano lungo il confine possono ancora essere riportati sotto il controllo dello stato e costituire un punto di forza anziché di debolezza.     I militari per ora sono ancora alla prima fase dell’offensiva – ovvero alla fase di intelligence: gli ufficiali dell’esercito e dei servizi segreti (ISI) stanno infatti facendo indagini per capire su quali capi tribali potranno contare durante l’attacco in modo da colpire in maniera efficace e bloccare ogni via di fuga a Meshud.     Ma la strategia di stringere accordi con alcuni capi talebani non presenta certezze. L’ultimo esempio: il comandante talebano Hafiz Gul Bahadur ha firmato un accordo di pace con lo stato pakistano nel febbraio del 2008. L’accordo è stato approvato dalla grande jirga composta da 286 anziani delle sottotribù di Dawar e di Wazir della tribù Utmanzai, nel Waziristan Settentrionale. L’esercito pakistano pensava così di poter contare su questo scudo tribale contro l’infiltrazione talebana. Ma pochi mesi dopo Gul Bahadur si è nuovamente alleato con Meshud ed ha partecipato agli spaventosi attentati del giugno 2009 contro l’esercito e le istituzioni. Perciò aleggia il sentore che presto l’esercito sarà costretto ad espandere le operazioni nel Waziristan settentrionale. Se le truppe pakistane estendessero l’offensiva  a nord penetrando in Waziristan, in Balucistan e in Kurram rischierebbero di spalmarsi  sul territorio in modo poco efficiente, facendo il gioco di Meshud, che vuole alleggerire la pressione nella propria zona. Inoltre se le operazioni coinvolgessero tutte le Aree Tribali, i Talebani afgani che si nascondono in Pakistan nel vedere le proprie roccaforti minacciate potrebbero imbracciare il fucile e scagliarsi anch’esse contro l’esercito pakistano. La situazione è altamente pericolosa per l’esercito e per il governo pakistano.  

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