Iraq
perchè è fallita l'asta

03/07/2009

Il 2 luglio 2009, dopo aver analizzato le offerte più recenti delle principali aziende energetiche internazionali, il governo iracheno ha deciso di non procedere con l’asta per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi del paese. Il portavoce governativo Ali al-Dabbagh ha affermato che l’asta è stata chiusa perché le aziende straniere non si sono adeguate ai prezzi imposti dal ministero del petrolio. I lotti non assegnati (31 su 32) verranno quindi gestiti dallo stato.   L’asta del 30 giugno 2009 era stata indetta per attirare investitori stranieri e incrementare la produzione - che attualmente si aggira intorno ai 2,4 milioni di barili al giorno - di 1,5 milioni di barili al giorno nei prossimi cinque anni.     Ma le condizioni poste da Hussein Shahristani, ministro iracheno del petrolio, erano troppo onerose e rischiose. Da una parte offrivano agli investitori la relativa sicurezza di essere comproprietari del giacimento, ma dall'altra imponevano diritti di estrazione e prezzi di vendita fuori mercato. D’altra parte non gli sarebbe stato possibile offrire condizioni migliori, perché le rivalità politiche ed etniche interne si accendono appena qualcuno ha il sospetto che il petrolio nazionale possa essere sfruttato a favore dell’uno o dell’altro gruppo di pressione interno o esterno.    Il problema di fondo è come suddividere fra le varie regioni ed i vari gruppi etnici i ricavi della vendita del petrolio nazionale. Su questo punto non c’è ancora accordo interno, e finché questo non verrà raggiunto nessun governo sarà in grado di condurre aste a condizioni tali da indurre davvero le grandi società internazionali a investire nel petrolio iracheno.   Probabilmente i Curdi approfitteranno di questa situazione.   Il Kurdistan iracheno è l’unica regione che può fisicamente esportare via terra in Turchia e in Iran  il petrolio dei propri giacimenti.   L’azienda cinese Sinopec ha già annunciato di voler acquisire la Addax Petroleum, che recentemente ha iniziato ad estrarre petrolio dal giacimento di Taq Taq (in Kurdistan) insieme alla turca General Energy. A differenza del ministro del petrolio, il governo regionale curdo preferisce offrire alle aziende straniere contratti di estrazione economicamente vantaggiosi subito, senza cedere totalmente i diritti di proprietà.     Ai Curdi interessa attrarre più investitori dall’estero anche per avere più alleati contro il governo centrale, che reputa illegale gli attuali accordi fra il Governo regionale del Kurdistan e le aziende straniere. Molti all’interno del governo iracheno ritengono che i Curdi si stiano servendo del petrolio per ottenere un maggiore livello di autonomia a scapito dell’autorità del governo centrale.

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