I limiti
del piano energetico dell'UE

17/07/2009

Il 16 luglio 2009 l’Unione europea ha annunciato un progetto energetico che prevede l’espansione delle infrastrutture di stoccaggio del gas e l’integrazione dei vari gasdotti tra loro. L’investimento, che costerà 1 trilione di euro, mira ad aumentare la produzione di energia entro il 2030. Esistono comunque alcuni ostacoli che rischiano di rallentare la realizzazione del progetto.   ·         L’Unione Europea ha affermato di voler finanziare parte del progetto, mentre il resto dovrà essere finanziato dai singoli paesi e/o dalle singole aziende energetiche. Questa è una delle prime volte che la Commissione Europea decide di impegnarsi in un’iniziativa energetica comune, ma per ora non è ancora stato elaborato un preciso piano di spesa, il che rende il progetto ancora nebuloso.   ·         Espandere le infrastrutture di stoccaggio ed integrare i gasdotti dei singoli paesi fra loro potrebbe rivelarsi un’impresa assai ardua. Al momento quasi tutti gli stati occidentali dell’UE sono dotati di sufficienti sistemi di stoccaggio e di fatto gli investimenti dovrebbero essere indirizzati verso i paesi dell’Europa orientale – la Commissione ha citato Romania e Slovenia ad esempio. Ma gli impianti di stoccaggio costano piuttosto cari ed i paesi dell’Est, duramente colpiti dalla crisi, non hanno molto denaro da investire.   ·         Un terzo aspetto riguarda la tempistica: occorre capire quando questo progetto diventerà legge. L’UE ha infatti chiesto innanzitutto ai singoli stati di stilare una valutazione dei rischi e di creare dei meccanismi di risposta alle emergenze entro la fine del 2010. Il processo sarà quindi lungo e complicato, dato che dovranno essere analizzati i documenti di 27 paesi. Inoltre da qui a un anno la situazione energetica dei singoli paesi potrebbe cambiare.   Il progetto è certamente ambizioso, ma difficilmente riuscirà a risolvere i problemi energetici dell’Europa a breve termine. 

A cura di Davide Meinero

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