Il Mar Cinese Meridionale, dove avviene attualmente un terzo del commercio internazionale, è una delle aree ‘calde’ del pianeta, al centro della competizione nazionale e internazionale – senza contare che i suoi fondali sono ricchi di risorse energetiche che fanno gola a tutti i paesi della regione.
Pur avendo un lunghissimo tratto di costa la Cina è sempre stata prevalentemente una potenza di terra, orientata verso l’interno piuttosto che sui mari. Storicamente i nemici della Cina furono, salvo rare incursioni di pirati, le tribù nomadi provenienti da Nord e da Ovest. Quasi tutto il commercio, gestito dagli Arabi e da altri forestieri, avveniva per lo più attraverso l’interno – es. la Via della Seta.
La Cina si avventurò sui mari solo per un breve periodo a partire dal 13° secolo (memorabile la spedizione di Zheng He, che riuscì anche a raggiungere l’Africa), ma già nel 16° secolo i governanti cinesi, alle prese con l’instabilità interna, ordinarono la distruzione della flotta oceanica – proprio nel periodo in cui Magellano iniziava le spedizioni che avrebbero portato grande fortuna all’Europa.
Nemmeno l’arrivo degli Europei nel XIX secolo modificò l’atteggiamento dei Cinesi, tant’è che la dinastia Qing nel 1858 decise di cedere il porto sul fiume Tumen alla Russia, precludendosi così l’accesso al mar del Giappone da nordest! Lo stesso Mao Tse-tung, al potere dal 1949 al 1976, si dedicò alla costruzione di una società comunista all’interno del paese trascurando del tutto la flotta.
Dopo la morte di Mao, Deng Xiaoping tentò una timida apertura promuovendo partnership con altri paesi della regione per progetti di sviluppo nel Mar Cinese Meridionale e Orientale, ma in modo da evitare ogni possibile conflitto. Deng puntò sulla costruzione di un arsenale missilistico e la flotta mantenne semplici funzioni di sorveglianza e protezione contro eventuali attacchi provenienti dall’esterno.
Negli ultimi 20 anni però la Cina ha cambiato atteggiamento: ha iniziato ad ampliare la flotta per poter controllare i mari su cui transitano le merci e le materie prime che importa ed esporta, ed espandersi oltre la sua immediata periferia.
La strategia navale cinese e le contese nel mar Cinese Meridionale
Per riuscire a fare un po’ di luce sulle attuali dispute per le acque territoriali della Cina occorre partire dalla ‘linea dei nove trattini’ (vedi mappa a lato), versione aggiornata della ‘linea degli undici trattini’ tracciata nel 1947 dal Kuomintang. Si tratta di una specie di confine deciso in un’epoca in cui il governo era occupato a ricostruire il paese dopo l’occupazione giapponese e a tener testa alla rivolta comunista – che alla fine ebbe la meglio nel 1949. Non fu mai apertamente rivendicato a livello internazionale fino in anni recenti, ed è anche sommario, poco chiaro. Più o meno lungo quella linea ora corre quello che la Cina considera essere il confine delle proprie acque territoriali.
Deng Xiaoping voleva che la Cina mantenesse un basso profilo in politica estera per non entrare in contrasto con nessuno e continuare a crescere sul piano economico. Per questo preferì rimanere non allineato, in modo da non essere costretto a intervenire nelle dispute internazionali e mantenere la propria indipendenza. La dottrina Deng è rimasta in vigore per oltre 20 anni, ma ora la Cina, più forte economicamente, ha iniziato a cambiare strategia.
I vertici del PCC stanno elaborando un nuovo piano per i prossimi anni che prevede
- il passaggio da una politica di non interferenza a una politica di intervento creativo, giocando d’anticipo anziché reagire agli eventi;
· il passaggio alla diplomazia multilaterale per coinvolgere i paesi vicini ed evitare che si rivolgano agli USA in cerca di protezione contro la crescente potenza cinese;
· il passaggio dal non allineamento a semi-alleanze regionali per indebolire la struttura di alleanze costruita dagli USA negli ultimi anni allo scopo di contenere l’espansionismo cinese. Pechino ha recentemente partecipato ad operazioni contro la pirateria insieme a India, Giappone, Corea del Sud, paesi con cui vorrebbe organizzare esercitazioni militari congiunte.
Giappone, Corea del Sud, India, Australia e anche gli USA hanno un interesse economico vitale a mantenere aperte le rotte del Mar Cinese Meridionale, perciò guardano con preoccupazione alla nuova strategia cinese. La Cina sa di trovarsi in una fase delicata: deve continuare a espandersi sui mari anche militarmente per assicurarsi il controllo delle rotte vitali per il suo sviluppo economico, ma deve usare cautela per non preoccupare i vicini, che potrebbero coalizzarsi e intervenire militarmente se la politica cinese apparisse eccessivamente aggressiva.
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