Il confronto in atto con la Russia per l’Ucraina induce gli Stati Uniti a rivalutare, riformulare e rafforzare la propria rete di alleanze. Oltre a incrementare l’impegno lungo i confini europei della Russia, dal Mar Baltico ai Carpazi, gli Americani cercano alleanze lungo un asse che va dall’Iran alla Turchia, passando per l’Azerbaigian.
I negoziati tra Stati Uniti e Iran sono in una fase cruciale. Il Ministro degli Esteri saudita, il principe Saud al Faisal, ha recentemente invitato il suo omologo iraniano, Javad Zarif, a visitare il regno. È il chiaro segnale che l’Arabia Saudita considera inarrestabile il riavvicinamento tra Iran e Stati Uniti, e cerca di inserirsi nel processo, anche se gli Stati Uniti proveranno a costruire con l’Iran una collaborazione strategica, senza abbandonare l’alleanza con gli altri Paesi del Golfo. Il Segretario alla Difesa Chuck Hagel ha fatto appello ai Paesi del Golfo perché si organizzino collettivamente per far fronte al pericolo che l’Iran può costituire per la regione. In linea con la strategia globale americana di bilanciamento delle potenze, Washington vorrebbe mantenere viva una sana competizione tra l’Iran e i suoi nemici storici nel Golfo, ma i Sauditi cercano di non lasciarsi usare e preferiscono cercare un accordo diretto con l’Iran.
L’Azerbaigian è un piccolo ma importante tassello della strategia regionale americana. Baku mantiene un atteggiamento piuttosto prudente verso gli Stati Uniti e la Russia. L’aiuto che l’Azerbaigian potrebbe richiedere nei negoziati in corso varia dalla fornitura di armi al sostegno politico e finanziario per la costruzione di un gasdotto che porti energia dall’Asia Centrale all’Europa, attraversando l’Azerbaigian (mappa a lato).
Poi c’è la Turchia, dove la politica “zero problemi con i vicini” di Erdogan ha finito paradossalmente per isolare il paese su più fronti. Ma la Turchia, che controlla l’accesso fra il Mediterraneo e il Mar Nero, resta fondamentale nella strategia di contenimento della Russia. A che cosa punta la Turchia? Svanito – almeno per ora – il sogno di restaurare l’egemonia sul Medio Oriente ex ottomano, la Turchia sta cercando di accelerare i colloqui di pace con i rivali greco-ciprioti, perché spera che un accordo sul destino di Cipro possa assicurarle una maggiore influenza nel Mediterraneo orientale, dove Cipro e Israele stanno sfruttando congiuntamente le riserve di gas naturale dei loro giacimenti sottomarini (mappa a lato). Israele, che desidera riannodare rapporti strategici con Ankara, promuove il progetto di un gasdotto sottomarino che raggiunga la Turchia, ma per poterlo costruire occorre che Ankara e Nicosia risolvano le loro rivalità e definiscano i rispettivi confini marittimi. La Turchia ha bisogno di un paese terzo e autorevole che porti avanti questi negoziati. Non a caso il vicepresidente USA Joe Biden sta per recarsi a Cipro, dove incontrerà il leader greco-cipriota e quello turco-cipriota, e qualche settimana più tardi arriverà a Cipro anche il Segretario di Stato John Kerry: era dal 1962 che nessun alto funzionario americano visitava l’isola.
I vostri commenti
Per questo articolo non sono presenti commenti.
Lascia un commento
Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!
Accedi
Non sei ancora registrato?
Registrati