Cliccare sull'immagine per ingrandirla.
Perché i Tedeschi si sono organizzati per tempo. Appena è giunta la notizia dell’epidemia a Wuhan, i laboratori tedeschi si sono messi a produrre grandi quantità di kit per effettuare i test. A fine febbraio ne avevano già scorte sufficienti per poter effettuare 350000 test la settimana. Questa vasta disponibilità ha permesso di identificare rapidamente i contagiati, sottoporre a test tutti i loro contatti e intervenire subito a isolare e curare i malati senza dover mettere in isolamento anche il resto della popolazione. La grande quantità di test effettuati è il motivo per cui la mortalità per coronavirus è così bassa in Germania: la maggior parte dei contagiati sono stati identificati e isolati rapidamente.
Lo dice il Dr. Christian Drosten, virologo capo alla Charité, intervistato dal New York Times. Inoltre la grande maggioranza dei malati sono stati sottoposti a cure molto tempestivamente, agli stadi iniziali della malattia, il che ha permesso di salvarne percentualmente di più che in Italia o negli altri paesi dove le cure sono state riservate, per necessità, ai pazienti che già si stavano aggravando.
Il personale sanitario in Germania è sottoposto costantemente al test. Per velocizzare il procedimento in laboratorio, si sottopongono alla prova 10 tamponi per volta, soltanto le persone che fanno parte di un lotto risultato positivo vengono nuovamente testate.
A fine aprile è previsto di sottoporre un campione di 100000 abitanti, rappresentativi della popolazione tedesca, al test degli anticorpi, per capire se e come si stia sviluppando ‘l’immunità di gregge’, cioè se gli anticorpi contro il coronavirus sono già diffusi nella popolazione, in quale percentuale e secondo quali schemi.
I test sono gratuiti e immediati. Il prof. Streeck dell’ospedale di Bonn ricorda che il suo primo paziente da coronavirus è stato un ventiduenne asintomatico, sollecitato a fare il test dai colleghi di lavoro dopo aver saputo che era stato a una festa con altri giovani, uno dei quali si era ammalato alcuni giorni più tardi. In Italia sarebbe stato impossibile ottenere subito il test in un caso del genere. A Bonn invece il test fu fatto immediatamente e gratuitamente a lui, subito dopo anche alle 235 persone con cui era entrato in contatto nell’ultima settimana, permettendo di identificare subito le persone contagiate nel suo ambiente. È lo stesso metodo utilizzato in Corea. Né in Germania né in Corea si sono dovute chiudere le città né fermare l’economia.
Secondo il prof Streeck si sarebbe potuto far meglio ancora se si fossero sottoposti al tampone tutti i viaggiatori in arrivo dall’estero, fin dalla segnalazione dei primi casi.
La sanità tedesca è comunque più attrezzata di quella italiana. Prima dell’inizio dell’epidemia i posti letto dotati di ventilatori polmonari in terapia intensiva erano 34 ogni 100.000 persone, contro i 12 dell’Italia e i 7 dell’Olanda. Anche così in alcuni momenti e alcuni luoghi si sono dovuti scegliere i pazienti da sottoporre prioritariamente alla ventilazione forzata, perché i posti attrezzati scarseggiavano. È facile immaginare quante persone non abbiano potuto essere sottoposte a respirazione forzata in Italia, per mancanza di attrezzature.
I Tedeschi hanno apprezzato in questa emergenza la capacità di guida della Merkel, che ha una formazione accademica da scienziata, e ha saputo far sì che il suo governo comunicasse costantemente con i sanitari e con la popolazione in modo chiaro e preciso, non ansiogeno.
I vostri commenti
Per questo articolo non sono presenti commenti.
Lascia un commento
Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!
Accedi
Non sei ancora registrato?
Registrati