La Romania pianifica
l'indipendenza energetica

03/11/2014

Nelle ultime valutazioni generali della Commissione Europea sulla situazione energetica in Europa si suggerisce che la Romania acceleri la costruzione di raccordi fra i diversi gasdotti che la collegano ai paesi vicini, soprattutto alla Bulgaria e all’ Ungheria – in modo da poter limitare l’impatto di eventuali tagli di gas da parte della Russia. 

Alla luce del conflitto in Ucraina, le questioni legate alla sicurezza energetica sono diventate più urgenti in Europa. La Romania è fra i paesi che verrebbero colpiti da un’eventuale interruzione delle forniture russe. Sarebbe però il paese meno danneggiato, dato che ha una dipendenza del 21% dal gas russo, rispetto a una media europea del 54%. Inoltre è anche un paese produttore di petrolio – oltre 100.000 barili al giorno nel 2013 - con buone capacità di raffinazione, usate anche per l’esportazione.

La tradizione romena nel campo dell’energia è di lunga data: nel 1900 fu il primo paese al mondo a esportare benzina; nel 1917 Turda fu la prima città europea a illuminare le strade con lampioni a gas.

Bucarest mira a raggiungere l’indipendenza energetica attraverso lo sfruttamento delle risorse interne, dato che il paese è ricco di giacimenti di petrolio e gas. Secondo l’Agenzia per l’Energia Americana (EIA) la Romania ha enormi giacimenti di gas di scisti, ma la fratturazione idraulica (fracking) che permette di estrarli è un argomento politicamente molto controverso in Europa, quindi si prevedono ritardi. Potrebbero essere sfruttabili prima i giacimenti nel Mar Nero, meno controversi.

La Romania è anche un produttore di carbone di tutto rispetto: nel 2013 ha prodotto 1,8 milioni di tonnellate di carbone e 22,9 milioni di tonnellate di lignite. Per circa 10 anni la produzione è stata stabile, ma è crollata nel 2013. Il FMI da anni chiede alla Romania di privatizzare due dei maggiori produttori: la Oltenia Energy Complex e la Hunedoara Energy Complex. L’industria del carbone in Romania è sovvenzionata dallo stato, altrimenti non sarebbe competitiva sul mercato.

Il 22% dell’energia consumata in Romania proviene dal carbone. Le grandi centrali a carbone si trovano nei pressi delle regioni dove si estrae lignite, a Turceni (2640 megawatt), Rovinari (1720 megawatt) e Mintia-Deva (1260 megawatt). Il paese non ha alcuna intenzione di convertire le centrali a carbone, che lo mettono parzialmente al riparo dalle crisi energetiche.

La Romania è alla ricerca di partner strategici interessati a investire nello sviluppo del settore e nella sua diversificazione. Bucarest deve conformarsi alle regole ambientali dell’Unione Europea entro il 2015, perciò deve ammodernare alcuni impianti e chiuderne altri. Le aziende estere però sono restie a investire nel paese per via di regole poco chiare. L’Enel ha recentemente rinunciato a un progetto per la costruzione di un impianto da 800 megawatt a Galati, citando imprecisate “condizioni economiche sfavorevoli”. Ora è all’ordine del giorno un progetto di legge che regoli ex novo le royalties sull’energia, e garantisca maggiore trasparenza a tutte le procedure. 

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