L’Indonesia si difende nelle Natuna

11/08/2016

Quest’anno le autorità indonesiane si sono confrontate più volte con navi da pesca cinesi nelle acque vicine alle isole Natuna, un’area la cui zona economica esclusiva indonesiana si sovrappone alla cosiddetta “linea a nove tratti” che delimita la acque sulle quali Pechino avanza dei diritti. Il presidente indonesiano Joko Widodo ha visitato le isole e promesso di rafforzare le difese militari e aumentare le attività di pesca e di produzione di gas. Per l’Indonesia la difesa delle isole Natuna, benché piccole e remote, è vitale come prova di capacità di controllo sul vasto e frammentato territorio nazionale e per far valere la sua posizione nei mari asiatici. 

Le acque che costituiscono zona economica esclusiva della Natuna controllano l’accesso allo Stretto di Malacca, attraverso il quale transitano tutti i flussi commerciali fra l’Oceano Indiano, il Mar Cinese Meridionale e l’Oceano Pacifico, incluso circa un quinto del commercio mondiale di petrolio.

L’Indonesia ha una posizione senza eguali nel Pacifico, nel punto in cui si incontrano Oceano Indiano e Oceano Pacifico. Ma il paese è estremamente frammentato: solo 600 delle sue 17508 isole sono abitate e la maggior parte del territorio è costituito da acqua. Un tempo era il sentimento anti-imperialista a unire queste isole così diverse, poi decenni di legge militare e fervore anticomunista. Ora il paese ha bisogno di un nuovo elemento di unione. L’attuale presidente Joko Widodo (foto a lato), salito al potere nel 2014, punta a fare dell’Indonesia il “fulcro marittimo” tra i due Oceani, per accrescere l’importanza dell’Indonesia tra le potenze che si affacciano sul Pacifico e avere i mezzi per mantenere una flotta civile e militare capace di controllare un territorio vasto e frammentato e sui mari circostanti.

Le potenze della regione Asia-Pacifico rimettono oggi in discussione l’equilibrio stabilito dagli Stati Uniti nel Pacifico, sotto la pressione della politica sempre più audace della Cina. Pechino non vuole che l’Indonesia rafforzi la cooperazione militare con l’ASEAN − l’alleanza sostenuta dagli USA della quale l’Indonesia fa parte – e usa le incursioni dei suoi pescatori come mezzo di rivendicazione di acque che considera tradizionalmente cinesi. L’Indonesia difende le Natuna in maniera decisa e nel 2014 ha stabilito che le navi da pesca straniere che entrano nelle sue acque vengano affondate. Ha già affondato navigli cinesi, vietnamite e malesi.

Le isole Natuna stanno diventando sempre più importanti per Giacarta e il presidente Widodo le ha definite l’“ingresso principale” dell’Indonesia. Le acque che costituiscono zona economica esclusiva della Natuna controllano l’accesso allo Stretto di Malacca, attraverso il quale transitano tutti i flussi commerciali fra l’Oceano Indiano, il Mar Cinese Meridionale e l’Oceano Pacifico, incluso circa un quinto del commercio mondiale di petrolio. Inoltre la zona economica esclusiva delle Natuna comprende due grandi giacimenti di gas naturale, il West Natuna Basin, già in produzione, e l’East Natuna Basin, non ancora sfruttato, che contiene 1,3 trilioni di metri cubi di gas.

L’Indonesia ha deciso di moltiplicare la pesca nel mare di Natuna e di spostare in quelle acque 600 navi che attualmente operano attorno a Giava. Il parlamento ha approvato l’aumento del 10 % del budget per la difesa e il governo ha annunciato la costruzione di basi militari sulle isole Natuna, con piste di atterraggio per l’aviazione. Ma rafforzare la presenza indonesiana nelle Natuna – attraverso la difesa, la pesca e la produzione d’energia − richiederà tempo. Intanto le incursioni delle navi da pesca cinesi, vietnamite e malesi continueranno. 

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