I terroristi non meritano che disprezzo

21/08/2017

No, non chiamiamola guerra: la guerra − la rivalità radicale che raggiunge lo scontro totale − ha una sua razionalità, ha sempre avuto un posto nella storia dell’uomo. Che posto può avere nella razionalità storica chi in segreto si attrezza per uccidere a caso i passanti del vicinato, per schiacciarli, macellarli, smembrarli?

Per chi li aizza è pubblicità, è strumento di marketing per dimostrare la propria potenza e per convincere altri adepti a uccidere e morire a comando. Chi li aizza sa bene che i paesi occidentali non cadranno per gli attentati. Sa anche che la paura e l’odio seminato dai jihadisti si ritorcerà contro la possibilità di integrazione degli islamici nella società globalizzata che si sta sviluppando sotto i nostri occhi. Ma è proprio quello che vogliono: l’isolamento degli islamici dagli scambi sociali, commerciali e culturali, perché si affidino in numero crescente alla loro guida e diano loro la forza necessaria per conquistare stabilmente qualche territorio ricco di petrolio e di gas, intimidire i vicini e scoraggiare interventi internazionali. Ci sono riusciti gli Ayatollah in Iran per decenni − ora tentano la stessa via vari gruppi jihadisti sunniti.

Noi dobbiamo resistere e resisteremo, senza ombra di dubbio − ma la battaglia è tutta degli islamici, a loro tocca combatterla, soltanto loro la possono vincere o perdere.

La globalizzazione non può che essere laica. L’integrazione fra le società e le culture del globo è difficile in ogni suo aspetto, ma le difficoltà si possono progressivamente capire, affrontare e risolvere purché si usi la ragione, si abbiano margini di elasticità nella negoziazione e si rispetti un unico dogma, quello della sacralità della vita. Ogni altro dogma, ogni altra fede o principio è un fatto privato, che non può esigere di porsi a fondamento delle leggi e delle istituzioni pubbliche. Chi non accetta la laicità dello stato e delle sue istituzioni si chiuda pure in un suo piccolo mondo isolato, finché può, ma non emigri, non venga a vivere fra di noi, non pretenda di modificare la vita pubblica. Non c’è spazio nel mondo futuro per chi vuole lo stato teocratico o lo stato basato su principi legati a una singola fede.

Chi non è laico si esprime con parole e comportamenti oppressivi e prepotenti che non sono più accettabili, come non sono accettabili le espressioni di qualunque ideologia totalitaria. Chi addirittura uccide i vicini in nome della propria fede o ideologia è soltanto persona feroce, stupida e immorale. Disprezzabile sotto ogni aspetto. Chiamare costoro guerrieri o ribelli è fuorviante: chiamiamoli indegni.

 

 

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