L’età delle istituzioni inadeguate?

05/03/2018

Da un’analisi di George Friedman

Dalla fine del 1800 in poi il mondo ‘cambia’ all’incirca ogni 20 anni, ovvero cambia la percezione delle condizioni del mondo da parte delle persone.

Il mondo cambiò radicalmente nel 1991. Il collasso dell’Unione Sovietica ci fece credere che la Russia non avrebbe più avuto un ruolo importante negli affari del mondo; l’Europa firmò il Trattato di Maastricht e parve incamminarsi vero la realizzazione degli Stati Uniti d’Europa; la Cina adottò il capitalismo e divenne la superfabbrica del mondo, mentre la sua politica parve volgere al liberismo; il Giappone entrò in crisi dopo decenni di irrefrenabile ascesa economica; gli Stati Uniti rimasero l’unica superpotenza. Gli orrori e i pericoli del ’900 sembravano tutti alle spalle. L’attacco di al Qaeda alle Torri Gemelle nel 2001 e la successiva guerra in Afghanistan sembrarono interruzioni tremende ma marginali nell’ineluttabile processo di integrazione politica ed economica del globo.

Nel 2008 due accadimenti ci posero di fronte a una nuova realtà, che non ci aspettavamo: la guerra d’agosto fra Russia e Georgia dimostrò che la Russia non era affatto sparita dal contesto politico globale; il fallimento della Lehman brothers in settembre innescò una crisi finanziaria ed economica globale paragonabile a quella del lontano 1929. La percezione della stabilità e della sicurezza del sistema globale si dissolse nell’arco di poche settimane. L’Unione Europea rivelò le sue debolezze quando fu chiaro che i singoli governi perseguivano soltanto l’interesse nazionale, soprattutto in caso di difficoltà, e che il prezzo della crisi sarebbe stato pagato in modo ineguale dai cittadini dei vari paesi europei. La Cina si accorse che un’economia basata sulle esportazioni dipende troppo dagli eventi all’estero e tornò ad adottare un modello di sviluppo centralizzato, guidato da un governo autocratico che non accetta nessuna opposizione di sorta. Il Giappone ricorse alla grande solidarietà di cui la sua popolazione è capace per superare la crisi senza ridurre il reddito pro capite medio. Gli Stati Uniti capirono di non avere le forze per essere i poliziotti e i leader del globo e iniziarono a ridurre il loro coinvolgimento all’estero.

A dieci anni da quel fatidico 2008, oggi abbiamo la consapevolezza di vivere un periodo di inadeguatezza funzionale in cui i problemi interni, irrisolti, creano tensioni anche all’estero, ma né le istituzioni nazionali né quelle sovranazionali sembrano capaci di trovar soluzioni. Un po’ ovunque gli elettori mandano al potere nuovi partiti e nuovi governi che promettono soluzioni, che però potrebbero miseramente fallire. L’esito ci sarà chiaro entro i prossimi cinque-otto anni, fausto o infausto che sia. 

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