Il gas turcomanno, il Pakistan e le rivalità internazionali

16/11/2018

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I gasdotti e gli oleodotti trasportano più che petrolio o gas naturale; sono potenti strumenti di influenza politica ed economica nei confronti dei vicini. 

L’aumento del fabbisogno di energia in Pakistan ha attirato l’attenzione di diversi possibili fornitori desiderosi di accaparrarsi sia il mercato pakistano, sia le simpatie politiche del paese. L’Arabia Saudita, ad esempio, ha promesso di fornire a Islamabad 3 miliardi di dollari di greggio con pagamento dilazionato, all’interno di un accordo di investimenti congiunti. È un’offerta allettante per il Pakistan, le cui finanze precarie hanno bisogno di tutto il credito possibile. Ma non è certo l’unico accordo che Islamabad sta discutendo. Iran e Russia hanno proposto la costruzione di un gasdotto offshore. A settembre le tre parti hanno firmato un accordo preliminare che prevede la costruzione di un gasdotto lungo 2,775 chilometri dall’Iran fino all’India, passando attraverso il Pakistan, che taglierebbe fuori dal mercato pakistano il gas dell’Arabia Saudita.

Il regno saudita, tuttavia, è riuscito a trovare un’altra soluzione per entrare nel mercato pachistano attraverso il Turkmenistan. Riad ha deciso grandi stanziamenti per costruire la parte turkmena del gasdotto TAPI, o gasdotto Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India, che entrerebbe in competizione con la proposta russo-iraniana. Il Turkmenistan ha enormi giacimenti di gas e oggi è ridotto ad avere quasi un solo cliente, la Cina. Così l’Arabia Saudita mette in difficoltò la Russia, che ha bisogno di legare a sé a il Turkmenistan, più ancora dell’Iran.

Il Pakistan rappresenta un alleato ambito sia per l’Iran che per l’Arabia Saudita. È il secondo maggior paese a maggioranza musulmana dopo l’Indonesia (come l’Iran, il Pakistan è una repubblica islamica) ed è l’unica potenza nucleare del mondo musulmano. Inoltre recentemente si è offerto come mediatore per far cessare la guerra civile in Yemen, in cui l’Arabia e l’Iran si scontrano per interposta persona. In campo energetico ha un mercato che aumenta di circa mezzo milione di clienti all’anno. Per tenere il passo con la domanda il governo prevede di triplicare le importazioni di gas naturale liquefatto entro il 2030.

Qui entra in gioco il Turkmenistan. Il paese ha sia ampie riserve di gas naturale sia gravi problemi di esportazione e distribuzione. La Russia è sempre stata il maggior cliente, tanto importante da poter condizionare l’industria del gas naturale turkmeno. Qualche anno fa il governo ha provato a diversificare la destinazione delle esportazioni, ha iniziato a fornire la Cina e ha provato a raggiungere l’Europa con gasdotti al di fuori del territorio russo, ma in questo ha fallito, perché Mosca è riuscita a bloccare la costruzione del gasdotto Trans-Caspio e ha progressivamente ridotto i suoi acquisti di gas turkmeno fino a sospenderli del tutto nel 2016.

Anche l’Iran si è opposto alla costruzione del gasdotto sotto al Mar Caspio, e ha avuto una controversia con il Turkmenistan per quasi due anni. Nel 2017 il Turkmenistan aveva smesso di inviare gas naturale all’Iran, sostenendo che Teheran doveva alla compagnia energetica statale Turkmengaz 1,8 miliardi di dollari. La disputa è passata nelle mani della Corte Internazionale di Arbitrato. La perdita delle entrate derivanti dall’esportazione di energia ha fatto precipitare l’economia turkmena in una grave crisi, accompagnata da elevata inflazione e da carenza di cibo. La situazione è così grave che la polizia turkmena multa chi viene nella capitale da altre parti del paese per comprare cibo.

L’Arabia Saudita potrebbe aiutare il Turkmenistan a far sì che il suo gas raggiunga nuovi mercati per l’esportazione attraverso il gasdotto TAPI. Così il Pakistan avrebbe alternative al gas naturale iraniano e, per estensione, subire di meno l’influenza dell’Iran. Il Pakistan spera di ricevere le prime spedizioni di gas dal Turkmenistan attraverso il TAPI nel 2020. Il gasdotto dovrebbe partire dal giacimento di Galkynysh, attraversare la provincia afghana di Kandahar (dove i Talebani hanno assassinato recentemente il capo della polizia locale) prima di arrivare in Pakistan e proseguire per l’India. La guerra in Afghanistan e l’insurrezione talebana hanno reso talmente rischiosa la costruzione del gasdotto che la maggior parte degli investitori ha rinunciato.

Il progetto TAPI è una spina nel fianco per Mosca. Metterebbe ulteriormente a repentaglio l’influenza della Russia sul Turkmenistan, regione con cui ha stretti legami sin dal XIX secolo. Il Turkmenistan dopo il collasso dell’Unione Sovietica ha sempre rifiutato di far parte delle nuove organizzazioni regionali che fanno capo alla Russia, come il Commonwealth degli Stati Indipendenti, il che è molto irritante per Mosca. Negli ultimi anni la Russia sta facendo sempre più fatica a mantenere un ruolo forte in Asia Centrale.

È la Gazprom russa che sviluppa i giacimenti di gas e costruisce l’impianto di GNL in Iran, oltre al gasdotto offshore. Ma la prospettiva di un coinvolgimento saudita in Turkmenistan ha allarmato la Russia, che potrebbe rivedere la sua politica. La Russia è sempre stata incline a mantenere buone relazioni sia con l’Arabia Saudita che con l’Iran e a vendere armi a entrambi i paesi, tra i quali tenta di agire come mediatrice. 

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