Niger: la posta in gioco

29/08/2023

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Il colpo di stato in Niger non è uno dei tanti colpi di stato che avvengono frequentemente in Africa, nell’indifferenza generale. È un campanello d’allarme per la vicina Nigeria e per l’Europa.

Senza sbocco sul mare, il Niger è in una regione caratterizzata da povertà e insicurezza. Le Nazioni Unite lo collocano al 189° posto su 191 paesi nell’indice si sviluppo. Dopo un colpo di stato nel 2011, il generale Abdourahamane Tchiani fu scelto per guidare la guardia presidenziale. Tchiani è l’autore della rivolta di luglio 2023 e si è auto-nominato nuovo capo di Stato. Ha affermato che il cambio di regime era necessario per ripristinare la sicurezza e sconfiggere le insurrezioni islamiste che hanno afflitto la regione del Sahel per più di un decennio.

Le grandi distese desertiche del Sahel sono dimora di gruppi islamici insurrezionali come al-Qaida e lo Stato islamico. Nel 2014 Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger hanno formato un gruppo chiamato G5 Sahel per condurre una contro- insurrezione. L’Europa e gli Stati Uniti hanno fornito al G5 finanziamenti e forza militare significativi, ma non sono riusciti a cacciare i jihadisti dalle loro roccaforti. Negli ultimi due anni Mali e Burkina Faso si sono allontanate dall’Occidente per rivolgersi ai mercenari russi del Gruppo Wagner. Il Niger, tuttavia, è stato costantemente il membro più filo-occidentale del G5 Sahel.

Per Washington il Sahel è diventato il fronte finale della guerra al terrorismo. Dalle sue due basi in Niger l’esercito americano coordina la logistica per la regione e lancia operazioni aeree e con droni. La base aerea statunitense 101 a Niamey e la base aerea 201 ad Agadez sono dotate di piste in grado di ospitare droni MQ-9 Reaper e enormi aerei da trasporto tattici C-130 Hercules. La base 201 è la più grande base di droni al mondo e la seconda base militare americana in Africa. La base 101 ospita 1500 soldati francesi insieme ai loro omologhi americani.

Il Niger ha importanza vitale anche per l’Europa, che condivide le preoccupazioni americane sul terrorismo e spera che, stabilizzando la regione, si freni il flusso di migranti illegali verso nord. La missione di partenariato dell’Unione europea mirava a rafforzare la capacità delle forze nigerine. Quando il regime del Mali ha ordinato alle truppe straniere di lasciare il paese, la Germania ha pianificato di trasferire in Niger le forze e i centri logistici, per continuare a sostenere le missioni delle Nazioni Unite e dell’UE. L’Italia ha più di 300 soldati di stanza in Niger a sostegno delle missioni europee. Più di 5500 soldati francesi erano di stanza in una base a Niamey al culmine dell’operazione francese Barkhane (2014-22). L’influenza della Francia è svanita in un batter d’occhio, per una narrativa specificatamente antifrancese portata avanti dai regimi del Mali e del Burkina Faso e ora ripresa dai golpisti del Niger. Nella Sahel soltanto il Ciad rimane alleato della Francia.

Ricco di riserve di uranio, il Niger fornisce circa il 20% del fabbisogno della Francia, secondo dopo il Kazakistan. Orano, società statale francese, possiede e gestisce tre miniere di uranio nel paese. Le miniere continuano a funzionare, ma i golpisti hanno minacciato di espellere tutti gli operatori francesi, Orano compreso.

Mentre l’influenza occidentale nella regione diminuisce, quella della Russia è in forte aumento. Con le truppe russe già presenti in Mali, Repubblica Centrafricana, Libia, Sudan e Burkina Faso, prendere piede in Niger sarebbe una grande vittoria e ostacolerebbe gravemente le operazioni statunitensi ed europee. Mosca ha condotto a lungo una guerra di propaganda contro Parigi, dipingendola come potenza neocoloniale che ruba la ricchezza dell’Africa a proprio vantaggio. La Russia ha così aperto un fronte politico in Africa, incorporando il continente nel suo più ampio conflitto con l’Occidente sull’Ucraina. Con l’aiuto di regimi amici, Mosca diffonde messaggi anti-occidentali ed elude più facilmente le sanzioni.

Il colpo di stato in Niger suscita livelli insoliti di attenzione anche a livello regionale. La Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, l’ECOWAS, composta da 15 membri, è molto turbata dalla serie di colpi di stato avvenuti in Mali, Burkina Faso, Guinea e Niger. La Nigeria, guidata dal neo-presidente Bola Tinubu, ha recentemente assunto la presidenza dell’ECOWAS. Tinubu si è espresso duramente contro il colpo di stato, minacciando un intervento dell'ECOWAS. Dieci stati membri hanno promesso di contribuire con le loro forze a qualsiasi intervento, anche se sono sorte complicazioni dopo che Mali e Burkina Faso hanno detto che sarebbero venuti in difesa della giunta nigerina.

Nigeria e Benin hanno chiuso i loro confini con il Niger: grosso problema per un paese povero e senza sbocco sul mare. La Nigeria ha anche smesso di fornire elettricità al Niger, paralizzando il commercio e mettendo a dura prova la popolazione. I confini nord-orientali della Nigeria con il Niger sono il fulcro del gruppo jihadista Boko Haram, che potrebbe approfittarne per riparare in Niger e riorganizzarsi.

Se non si trovasse un accordo, Parigi potrebbe schierare truppe per cercare di salvare la propria credibilità. Le basi militari francesi nel paese, sebbene ora isolate, fornirebbero preziosa logistica e intelligence a una forza militare dell’ECOWAS.

Gli Stati Uniti cercano dialogo e soluzioni diplomatiche per affrontare la crisi. Indipendentemente da chi detiene il potere a Niamey, Washington vuole mantenere le basi, che sono costate centinaia di milioni di dollari. Sebbene AB101 e AB201 siano ancora sicuri, sono in atto precauzioni per smobilitare e distruggere frettolosamente i dati sensibili se le cose peggiorano. 

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