Argentina: il tentativo di deregulation del nuovo governo

05/01/2024

Il 20 dicembre 2023 il nuovo presidente argentino Javier Milei ha annunciato un decreto di emergenza con oltre 300 misure per deregolamentare l’economia. Il decreto rimuove le norme sul mercato degli affitti immobiliari, elimina i controlli sui prezzi di beni e servizi e modifica lo status giuridico delle società statali (con l'obiettivo di una loro eventuale privatizzazione). Semplifica inoltre le procedure di esportazione, estende il periodo di prova lavorativa per i nuovi dipendenti da tre a otto mesi, riduce i costi per le aziende in caso di licenziamento dei lavoratori ed elimina le protezioni e le preferenze per le aziende argentine rispetto ai concorrenti stranieri. Infine, il decreto elimina norme restrittive per i settori aereo, sanitario, farmaceutico, dei servizi Internet via satellite e del turismo.

Ore prima dell'annuncio di Milei, diversi gruppi di sinistra sono scesi nelle strade di Buenos Aires per protestare contro il nuovo governo. Nonostante alcuni scontri isolati tra manifestanti e forze di polizia, la manifestazione si è svolta per lo più senza incidenti. La maggior parte della popolazione sembra favorevole alla deregolamentazione per rivitalizzare l’economia.

Già il 12 dicembre il ministro dell’Economia Luis Caputo aveva annunciato tagli ai sussidi per l’elettricità, il gas naturale e i trasporti pubblici, nonché una riduzione del numero di ministeri e segretari di stato e la svalutazione del peso argentino di oltre il 50%. Queste misure sono state progettate per ridurre il deficit fiscale annuo dell’Argentina a zero entro la fine del 2024 (dall’attuale circa 4% annuo) e porre fine ad anni di politiche monetarie espansive che, secondo l’amministrazione Milei, sono la ragione principale dell’elevata inflazione del paese.

Il governo argentino ha pubblicato il decreto nel Bollettino Ufficiale il 21 dicembre, il Congresso bicamerale argentino lo dovrà ratificare. È sufficiente che una Camera approvi il decreto perché possa essere emanato, e il Congresso ha il potere di approvare o respingere il decreto nel suo insieme ma non di modificarlo. Ma il partito di Milei ed i suoi alleati non hanno la maggioranza in nessuna delle due camere. Inoltre alcune delle misure incluse nel decreto potrebbero essere incostituzionali, il che apre la strada ai partiti di opposizione per portare le riforme alla Corte Suprema (ci sono precedenti in cui la Corte Suprema ha abolito i decreti).

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