L'antisemitismo nell'Europa moderna

05/08/2014

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L’antisemitismo è una delle varianti di colpevolizzazione e persecuzione dell’Altro nella storia dei gruppi umani. È la forma di colpevolizzazione e persecuzione dell’Altro che ha caratterizzato il mondo cristiano per oltre 1600 anni, estendendosi ad altre culture nell’epoca del colonialismo europeo.

L’antisemitismo riguarda gli Ebrei, non le altre popolazioni di lingua semita. Attraverso i secoli si è chiamato dapprima antigiudaismo, poi antisemitismo; oggi ha assunto la forma di antisionismo. Ha dunque assunto giustificazioni ideologiche e politiche diverse in 1600 anni di storia, che sono diventate di secolo in secolo un cumulo di pregiudizi e di paure intollerabili, fino a provocare la Shoah.

Due caratteristiche specifiche dell’antigiudaismo cristiano hanno reso il pregiudizio antiebraico estremamente nocivo e caratterizzano tutte le forme storiche successive di persecuzione, fino all’antisionismo odierno:

-          l’accusa del sangue (gli Ebrei avrebbero ucciso Gesù – che è falso – e sono da allora uccisori di innocenti, bevitori di sangue);

-          l’attribuzione agli Ebrei di poteri nascosti, talora sovrannaturali (dal loro sangue, cioè da Gesù, viene la salvezza, ma dal loro sangue nasce anche il potere del Male).

L’Ebreo è stato il perfetto capro espiatorio, l’Edipo della Cristianità, secondo l’interpretazione di René Girard: interno/esterno alla comunità dei credenti, salvatore della città ma ignaro colpevole dei crimini peggiori, occasionalmente potente ma senza difesa, solo e ramingo per destino.

In tutte le forme storiche di persecuzione antiebraica (antigiudaismo, antisemitismo e antisionismo) tornano le stesse accuse e le stesse immagini del primo antigiudaismo cristiano, ripetute per 1600 anni. Questa tradizione instilla nelle popolazioni un senso automatico di paura e di rifiuto, superabile soltanto con la conoscenza e la riflessione.

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