La resistenza iraniana abbandonata dall'Occidente

05/01/2014

Poco dopo le 9 di sera del 26 dicembre una pioggia di missili si è abbattuta per la quarta volta in pochi mesi su Camp Hurriya (ex Camp Liberty), luogo di internamento in Iraq di oltre 3000 Mojaheddin del Popolo iraniani, oppositori del regime di Teheran. Per ora si contano quattro morti e almeno una cinquantina di feriti, nel silenzio della comunità internazionale. 

 

I Mojaheddin

I Mojaheddin del Popolo, gruppo di ispirazione islamico-socialista, fu fondato negli anni ’60 per rovesciare il regime dello scià Pahlavi. Dopo la rivoluzione del 1979 si schierò contro l’ayatollah Ruhollah Khomeini, neo-leader dell’Iran rivoluzionario, condannandone le tendenze antidemocratiche e fondamentaliste. Lo scontro fra i Mojaheddin e Khomeini sfociò nella grande manifestazione del 20 giugno 1981, quando Khomeini fece sparare sulla folla, inaugurando un feroce periodo di repressione. Molti Mojaheddin fuggirono in Francia, dove diedero vita al Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, insieme ad altri gruppi di opposizione.

Nel 1986 il leader dei Mojaheddin Massoud Rajavi fu espulso dalla Francia, in seguito all’accordo fra l’allora premier francese Jaques Chirac e l’Iran per il rilascio di alcuni prigionieri francesi detenuti in Libano da alleati di Teheran. La leadership del movimento trovò rifugio in Iraq e organizzò la resistenza contro la Repubblica Islamica, con il sostegno dell’allora presidente iracheno Saddam Hussein. Si costruirono una cittadina vicino alla frontiera con l’Iran, dove li raggiunsero le famiglie: Camp Ashraf. 

Dopo l’invasione dell’Iraq del 2003 i Mojaheddin dell’Iraq (circa 3400) consegnarono le armi all’esercito americano e si trasferirono tutti a Camp Ashraf, in cambio della protezione americana contro le eventuali ritorsioni del regime iraniano. Da allora hanno collaborato con le forze americane, fornendo importanti informazioni di intelligence sulle attività terroristiche del regime iraniano e sul suo controverso programma nucleare, grazie al personale infiltrato in Iran.

Nel 2009 gli Americani iniziarono le operazioni di ritiro dall’Iraq e lasciarono il controllo di Camp Ashraf alle forze di sicurezza iraniane. La situazione precipitò. Camp Ashraf venne attaccato più e più volte dalle forze di sicurezza irachene su ordine del premier al-Maliki: molti Mojaheddin furono uccisi. Nonostante le denunce di parte della comunità internazionale e di numerose associazioni umanitarie, nessuno ha pagato per i crimini commessi.

Nel 2012, in seguito a un’intesa fra il responsabile dell’UNAMI (la missione di assistenza dell’ONU in Iraq) e il governo iracheno, i Mojaheddin furono trasferiti a Camp Hurriya – ex Camp Liberty, presidio militare americano a Baghdad fino al 2009 – nell’attesa di ottenere asilo politico ed essere trasferiti all’estero. Il campo – privo di elettricità, acqua potabile, fogne – è sottoposto 24 ore al giorno al rigido controllo delle telecamere e delle forze di sicurezza irachene, che obbligano i residenti a rimanere all’interno di in un’area di circa mezzo chilometro quadrato. I Mojaheddin hanno denunciato subito il rischio di nuovi attacchi, consapevoli che Camp Hurriya, una sorta di “prigione a cielo aperto”, sarebbe diventato l’obiettivo dei filo-iraniani. Così è stato: a partire da febbraio 2013, Camp Hurriya è oggetto di attacchi missilistici da parte di terroristi legati al regime iraniano, con la complicità del governo di Baghdad.

 

La delicata situazione politica regionale

La situazione politica regionale è in continua evoluzione, specialmente dopo la “primavera araba” e le nuove elezioni iraniane.

Dopo l’invasione dell’Iraq nel 2003 e la lunga guerra civile tuttora in corso, la Repubblica Islamica ha esteso la propria egemonia in Iraq, grazie a profondi legami storici e religiosi con gli sciiti iracheni (vedi mappa a lato). L’accordo con il governo di Baghdad permetteva all’Iran di pianificare l’estensione della propria egemonia fino alle montagne del Libano, grazie ai legami con la Siria di Assad e con Hezbollah in Libano.

Ma la rivolta contro il regime di Assad e la successiva guerra civile hanno scombussolato i piani iraniani. Ora la Siria – e anche il Libano, come mostrano i recenti attentati terroristici – è il teatro di guerra fra gli interessi di protagonisti regionali e internazionali, in primis Arabia Saudita, Turchia, Iran, Israele e Stati Uniti. Tutti tentano di orientare l’esito della guerra in Siria sostenendo una fazione contro l’altra.

Ma dopo due lunghe e dispendiose guerre in Medio Oriente, gli USA vogliono ritirare le truppe dalla regione e concentrare l’attenzione altrove. L’elezione del presidente Rouhani nel giugno del 2013 ha offerto alla Casa Bianca l’occasione di tendere la mano all’Iran , disinnescare le tensioni sulla questione del nucleare iraniano e avviare trattative per l’eventuale smantellamento delle sanzioni che colpiscono duramente l’economia iraniana. Nel contesto delle trattativei Mojaheddin sono diventati merce di scambio fra Teheran e l’Occidente, desideroso di trovare un accordo, costi quel che costi. Dal canto suo, la Repubblica Islamica vuole sbarazzarsi di fastidiosi oppositori, che nel 2002 contribuirono in modo sostanziale a rivelare il programma nucleare iraniano, fornendo informazioni agli USA e all’AIEA.

Le trattative con l’Iran hanno suscitato numerose reazioni negative, soprattutto in Israele, Turchia e Arabia Saudita. L’“apertura” iraniana potrebbe essere solo un bluff per avere un po’ di respiro economico, guadagnare tempo e tornare all’attacco. Le trattative passate – soprattutto sotto la dirigenza Khatami a cavallo fra gli anni ’90 e i primi anni 2000 – sono state inconcludenti: oltre a non aver fermato lo sviluppo del programma nucleare, non hanno evitato l’aumento della repressione interna contro gli oppositori, che vengono imprigionati, torturati e impiccati quotidianamente.

La partita è ancora aperta, ma un eventuale accordo privo di garanzie reali servirebbe soltanto a rimandare l’inevitabile resa dei conti con un regime feroce e arretrato.

Davide Meinero

 

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