Le riflessioni di G. Friedman su potere e libertà

14/08/2020

In un breve saggio del 6 agosto scorso per Geopolitical Futures George Friedman riflette sulla lezione essenziale di due grandi pensatori: Machiavelli e Adam Smith.

 

Ironicamente l’esule Machiavelli, che nel 1513 aveva ormai perso ogni potere, pare voler insegnare al principe in carica come gestire il potere. Ma, dice Friedman, ne Il Principe Machiavelli non intendeva tanto dare insegnamenti al principe quanto spiegare che il potere politico è prigioniero della realtà e ogni governante deve accettare l’ineluttabile realtà se vuole avere successo. Machiavelli raccomanda al principe di non distrarre mai l’attenzione dalla guerra, e questo secondo Friedman è il concetto chiave del suo insegnamento. Il potere ha le mani legate di fronte ai pericoli rappresentati dai nemici: non può scegliere atti di generosità contro i nemici, perché sarebbe presto sconfitto. Deve accettare la guerra, non può ricusarla. È meglio essere temuti che amati. Il potere esige la rinuncia all’amore, il più forte sentimento umano.

Adam Smith accoglie e continua la lezione di Machiavelli in ambito economico. La mano invisibile della realtà governa le nostre vite. Le persone cercano il successo economico, ma lo raggiungono soltanto se accettano pienamente la realtà esterna. Non si può vendere una Fiat al prezzo di una Maserati, né vendere ancora telefoni analogici in tempi di telecomunicazioni digitali. Soltanto se i singoli cittadini aderiscono alla realtà nella ricerca del successo l’intera nazione può prosperare. Adam Smith intitolò il suo testo La ricchezza delle nazioni non Come guadagnare un milione di dollari in due settimane; non gli interessava il successo del singolo ma il potere della nazione e del suo governo. Per Smith l’imprenditore deve essere astuto e determinato come il principe di Machiavelli e approfittare delle debolezze altrui nelle battaglie di mercato. Noi consideriamo Adam Smith come il campione del libero mercato e della libera iniziativa, ma in realtà Smith ci insegna che il successo è possibile soltanto se accettiamo di agire secondo le necessità del mondo reale. Non siamo liberi, se vogliamo il successo. Talora possiamo scegliere, ma perdiamo la libertà se facciamo scelte contrarie alla forza della realtà. La libertà di scelta consiste nel saper riconoscere e accettare le imposizioni della realtà.

Né Machiavelli né Smith elogiano la durezza d’animo o la scaltrezza delle persone – le indicano anzi come frutto della dura realtà, imposizioni esterne cui nessun potere può sfuggire. Non c’è scaltrezza o abilità o generosità che possa sconfiggere la forza della realtà. Nell’antichità accettare il volere degli Dei, per quanto atroce, esentava dalla colpa. Quando Israele definì il suo Dio un dio geloso, intendeva la stessa cosa: chi non accetta la legge divina che opera nel mondo viene distrutto. La Costituzione americana non riconosce ai cittadini ogni ipotetica libertà, ma soltanto quelle specifiche libertà necessarie ai cittadini per non essere oppressi all’interno.

Oggi parliamo costantemente di libertà e di diritti, ma anche nei più liberi degli stati e nella più libera delle condizioni umane la libertà consiste per lo più nel riconoscere e accettare ciò che è necessario. Ci governa la forza della natura e dell’universo, non quella di qualche principe o dittatore o magnate. Conclude Friedman: “possiamo scegliere di giocare a questo o quello fra mille possibili videogame, ma giochiamo sempre secondo le regole fissate dall’ideatore. Vinciamo se arriviamo a capire bene tutte quelle regole, perdiamo se pensiamo solo a vincere”.

possiamo scegliere di giocare a questo o quello fra mille possibili videogame, ma giochiamo sempre secondo le regole fissate dall’ideatore. Vinciamo se arriviamo a capire bene tutte quelle regole, perdiamo se pensiamo solo a vincere

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