Il ruolo di Israele
negli equilibri del Medio Oriente

28/07/2022

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Da quando Israele è nato nel 1948, ogni presidente degli Stati Uniti ha espresso verbalmente sostegno alla sua sopravvivenza e alla sua sicurezza, comportandosi però in modi molto diversi.

Il 14 luglio 2022 il presidente Joe Biden e il primo ministro israeliano Yair Lapid hanno firmato la Dichiarazione di Gerusalemme, in cui gli Stati Uniti ribadiscono ufficialmente l’impegno di proteggere la sicurezza di Israele, in particolar modo impedendo all’Iran di ottenere armi nucleari e sostenendo il vantaggio tecnologico e qualitativo delle armi israeliane.

A fianco si veda la mappa degli obiettivi che l’Iran colpirebbe in Israele in caso di guerra, secondo i giornalisti di Teheran: è chiaro che coprono l’intero territorio israeliano. Israele sarebbe da distruggere radicalmente. Più sotto si vedano gli obiettivi che l’aviazione israeliana vorrebbe colpire in Iran, secondo i giornalisti di al Jazeera: si tratta di centrali nucleari.

 

Il vantaggio militare di Israele è in parte il risultato del suo approvvigionamento di armi dagli alleati, che però non furono costanti, ma variarono nel tempo. Nella guerra arabo-israeliana del 1948 a fornire vantaggi furono i caccia S-199 forniti dalla Cecoslovacchia, mentre gli USA posero grandi limiti alle forniture di armi nella regione, per non inimicarsi gli Arabi. Per tutti gli anni ’50 anche la Gran Bretagna pose severe restrizioni alle forniture di armi per timore di inimicarsi gli Arabi. Nel 1952 Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia istituirono il Near East Arms Coordinating Committee per regolare le vendite militari ai paesi direttamente coinvolti nel conflitto arabo-israeliano. GLI USA si astennero da ogni fornitura, gli Inglesi favorirono gli Arabi, i Francesi Israele.

Dal 1954 al 1967 fu la Francia a equipaggiare l’aviazione israeliana con i suoi caccia e i suoi bombardieri. Nel frattempo l’aeronautica egiziana riceveva dall’Unione Sovietica (tramite la Cecoslovacchia) caccia MiG-15, bombardieri leggeri Ilyushin Il-28, carri armati T-34 e un assortimento di altri equipaggiamenti e munizioni. Israele temeva che le forniture, che ammontavano all’80% di tutte le spedizioni di armi in Medio Oriente dal 1950, avrebbero spostato l’equilibrio del potere militare a favore dell’Egitto. Fu questo a spingere Israele ad accettare il Protocollo di Sevres con Gran Bretagna e Francia per tentar di rovesciare il regime del presidente egiziano Gamal Abdel Nasser nel 1956. Ma il tentativo fu fermato dagli USA.

Per tutti gli anni ’50 Israele cercò senza successo di convincere gli Stati Uniti a fornire armi. Harry Truman e Dwight Eisenhower non vollero impegnarsi direttamente negli affari mediorientali, preferendo delegare la responsabilità alla Gran Bretagna e alla Francia. Ma i leader israeliani pensavano che soltanto Washington avrebbe potuto garantire la sicurezza di Israele. Continuarono a chiedere prove concrete, non soltanto verbali, dell’impegno degli Stati Uniti. Una prova parziale arrivò nel 1962, quando il presidente Kennedy fornì a Israele i missili terra-aria Hawk. Israele non ne aveva davvero bisogno in quel momento, ma apprezzò il valore simbolico del gesto. Nei primi anni ’60 gli Stati Uniti usarono la Germania per trasferire armi a Israele, ma lo schema provocò un acceso dibattito mediatico nella società tedesca e fu abbandonato. Dal 1965 gli USA presero a fornire direttamente a Israele carri armati M-48.

Alla vigilia della guerra del 1967 il presidente francese Charles de Gaulle mise in guardia Israele dall’iniziare le ostilità con l’Egitto e impose l’embargo sulle armi e sui pezzi di ricambio a Israele, la cui aeronautica era tutta di fabbricazione francese. Fu un momento drammatico. Da allora in poi gli Stati Uniti divennero i principali fornitori di armi a Israele, sotto la presidenza di Lyndon Johnson.

Gli Stati Uniti mantennero il loro impegno per la sopravvivenza di Israele nelle fasi iniziali della guerra del 1973, quando il presidente Nixon ordinò un massiccio rifornimento aereo di armi direttamente nel Sinai. Nel 1973 fu anche istituzionalizzata la collaborazione militare fra i due paesi, che da allora è rimasta salda persino sotto la presidenza Obama, che molti israeliani considerarono ostile.

La dottrina militare di Israele ha tre componenti:

  • la deterrenza, cioè far sapere al nemico che il costo di un attacco sarebbe altissimo, perché Israele risponde agli attacchi con la massima forza. A questo scopo è utile la capacità nucleare di Israele, creata con l’aiuto dei Francesi negli anni 50 e 60;
  • la ricerca di vittorie clamorose che mettano in rotta il nemico, non si limitino a contrastarlo e indebolirlo,
  • il ricorso ad attacchi preventivi. Questa è stata una politica militare israeliana costante sin dal 1948. Quando l’Egitto acquisì i jet MiG-15 di costruzione sovietica nel 1955, Ben Gurion disse che li avrebbe distrutti a terra prima che diventassero operativi, cosa che fece in collaborazione con britannici e francesi nel 1956. Tra il 1964 e il 1967, Israele organizzò una campagna a bassa intensità soprannominata ‘Guerra per l’acqua’ per impedire a Siria e Giordania di deviare gli affluenti del fiume Giordano. Nel 1981 l’aviazione israeliana distrusse il reattore nucleare di Osirak in Iraq.

La sfida di Israele è mantenere costantemente un vantaggio tecnologico sugli avversari. La Israel’s Military Industries Systems, fondata nel 1933, è cresciuta fino a diventare un produttore high-tech di livello mondiale all’inizio del XXI secolo. Israele oggi è una potenza militare regionale temibile, lo sfidante più pericoloso è l’Iran. Nella Dichiarazione di Gerusalemme USA e Israele lo affermano insieme esplicitamente.

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