Gli intensi rapporti
fra la Russia e la Serbia

25/07/2013

Dopo la progressiva e bellicosa disintegrazione della Jugoslavia, agli inizi del 1990, i paesi che la costituivano – Slovenia, Croazia, Serbia, Kosovo, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e la Repubblica di Macedonia – hanno seguito percorsi diversi sia dal punto di vista economico che nei rapporti con Europa e Russia. 

La Serbia ha mantenuto un rapporto particolarmente forte con la Russia.   I due paesi hanno legami sia culturali che religiosi e Mosca sostiene Belgrado nelle rivendicazioni sul Kosovo. Tutti gli stati della ex Jugoslavia hanno importanti legami commerciali con l'Europa e sono entrati o aspirano ad entrare nell'Unione Europea, ma la necessità di  costruire infrastrutture e  migliorare le loro  basi industrial  li spinge ad aprire le porte anche  alla Russia. Mosca può usare la propria ricchezza energetica e la disponibilità di capitali per  aumentare la propria influenza nella regione. 

Il progetto South Stream rientra in questa strategia. La Russia è già il principale fornitore  di energia  ai Balcani, e il South Stream  rafforzerà la sua posizione. Il progetto è gestito dall’‘azienda  statale russa Gazprom (vedi mappa a lato). La conduttura principale attraverserà il Mar Nero, la Bulgaria, la Serbia, l’Ungheria e la Slovenia, per terminare in Italia. Serbia e Slovenia avranno ampia disponibilità di gas e incasseranno diritti di transito. Gli ultimi accordi prevedono diramazioni del gasdotto in Croazia e in Bosnia-Erzegovina.

Sono molte le aziende russe coinvolte in  progetti per l’energia nei territori della ex Jugoslavia. In Macedonia la Stroytransgaz partecipa ad un progetto di ammodernamento ed ampliamento della rete di distribuzione del  gas. A marzo 2012  la russa Sintez ha ultimato una centrale elettrica a gas naturale in Macedonia. Gazprom Neft nel 2009 ha acquistato  ’azienda energetica serba NIS, che opera in Serbia, Montenegro, Macedonia e Bosnia-Erzegovina. A luglio 2012 la NIS ha annunciato l’intenzione d’investire quasi 2 miliardi di dollari in tre anni per espandere la propria rete di distribuzione e  le attività di estrazione e raffinazione del petrolio.

Nel 2012  la compagnia petrolifera statale russa Zarubezhneft ha annunciato l'intenzione di investire circa 1,3 miliardi di dollari per distribuire fino alla Croazia il petrolio raffinato nelle proprie raffinerie in  Bosnia-Erzegovina. Inoltre Zarubezhneft e Gazprom Neft intendono acquistare le 63 stazioni di servizio in Croazia che la società austriaca OMV vuole vendere.

La più grande banca russa, la Sberbank, ha acquisito nel 2012 la Volksbank International, che fa parte di un gruppo di banche austriache. La Volksbank International ha filiali in Serbia, Bosnia-Erzegovina, Croazia e Slovenia. La  russa Uralvagonzavodsta sta negoziando l'acquisizione di un impianto siderurgico serbo, ceduto da una società statunitense nel 2012, mentre è in discussione il coinvolgimento della NIS nel settore petrolchimico serbo.

Il coinvolgimento russo nella ex Jugoslavia non si limita all'acquisizione di attività. A novembre 2012  la Serbia e la Russia hanno deciso di costruire congiuntamente in Serbia una fabbrica veicoli militari per l’esportazione. A dicembre la banca russa VTB ha annunciato l’intenzione di finanziare progetti per infrastrutture in Serbia, anche tramite l’acquisizione di alcune società. Il Montenegro negli ultimi tempi si è riempito di investitori immobiliari e turisti russi.

I russi non  sono però i principali  investitori nella ex-jugoslavia:  l’Europa è l’investitore numero uno, nonché il mercato più vicino e più grande.  Istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, la Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo e l'Unione europea nel complesso, finanziano questi paesi più di quanto possa fare la Russia.

La Croazia ad esempio si barcamena in modo da usare gli aiuti russi senza diventarne dipendente. Il governo croato ha corteggiato l’investimento russo in Croazia per il  gasdotto South Stream, però ha continuato a perseguire la costruzione di un terminale di gas naturale liquefatto (per il quale l'Unione europea dovrebbe fornire il 25% dei finanziamenti), e ha rifiutato di firmare un contratto di fornitura a lungo termine con Gazprom. A questo punto Gazprom ha deciso di far transitare il gasdotto principale attraverso l’Ungheria, non attraverso la Croazia, che però potrà essere fornita con una diramazione.   

 

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