Il nuovo nazionalismo
L’opinione di Yoram Hazony

12/12/2016

Pubblichiamo senza commenti e senza tagli l’opinione di Yoram Hazony, filosofo e sociologo israeliano, perché il testo è breve e chiarissimo.

 

Ciò che il voto per l’indipendenza britannica e l'elezione di Trump hanno in comune è una grande idea: l'idea che un paese non è un mucchio di atomi isolati. Che non si può semplicemente ammassare tutti nell’unico contenitore dell’illimitato mercato internazionale, perché ogni vita vi abbia un destino e uno scopo.

Un altro modo per esprimere quest’idea è dire che l’America e la Gran Bretagna sono ancora nazioni. Molti in questi paesi credono ancora che ci sia qualche cosa di unico e di importante nella loro storia e nelle loro tradizioni. Qualche cosa che li lega ai loro antenati e a innumerevoli generazioni future. Non è quel disgustoso razzismo bianco cui, secondo i media, i conservatori americani e britannici sarebbero ora totalmente interessati. È quanto di fondamentalmente onesto e positivo la grande maggioranza degli Americani e degli Inglesi crede esservi in questi paesi, e chi ha espresso un voto nazionalista nel 2016 spera di vederlo rinvigorire.

La svolta americana e britannica contro l'internazionalismo liberale è un inizio. È possibile che cominci ora il tipo di spinta conservatrice in cui Irving Kristol e tanti altri speravano dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989. Per la prima volta da decenni vi è una reale possibilità di recupero e ricostruzione di un conservatorismo che parli di ideali di base e di sentimenti popolari.

Come sarà questo nuovo conservatorismo? In primo luogo sarà nazionalista. Cioè sarà orgoglioso della storia del nazionalismo inglese, olandese e americano, che ha combattuto l’impero universale e l’assolutismo regio per creare il mondo di nazioni libere in cui oggi viviamo. Questo non fu "nazionalismo bianco", ma un insieme di tradizioni e idee costituzionali che hanno dato sia alla Gran Bretagna sia all’America l’indipendenza dall’Europa e, in definitiva, hanno reso libero il mondo.

In secondo luogo, tale conservatorismo sarà biblico. La Bibbia è molto più di un pugno di “questioni sociali”. Sia i credenti che i non credenti possono trarre beneficio dal riconoscere la Bibbia, soprattutto quella ebraica (o “Vecchio Testamento”), come il fondamento del nostro nazionalismo, dei nostri diritti e delle nostre libertà. L’America e la Gran Bretagna sono nazioni storicamente protestanti, ma oggi la possibile alleanza fra i Protestanti che riconoscono il Vecchio Testamento e i nazionalisti cattolici, ebrei o di altra origine offre la possibilità di un rinnovamento culturale senza precedenti, nella diversità e nella tolleranza.

In terzo luogo, tale conservatorismo riconoscerà la libertà personale come un valore prezioso, fondamentale e amatissimo, ma non come l’unico valore. Mentre i singoli cittadini devono avere il diritto di scegliere il proprio percorso, il patrimonio culturale dell’Occidente prevede anche attività di conservazione a lungo termine dell’indipendenza nazionale e del benessere di ogni nazione come comunità specifica.

Infine, tale conservatorismo sarà realista negli interventi all’estero. Le nazioni occidentali mostreranno sempre interesse al miglioramento dell’umanità. Ma l’autogoverno implica una cura particolare per la vita dei propri figli e figlie e richiede che l’umanitarismo all’estero sia associato a una attenta valutazione dei limiti del possibile.

Non sappiamo quale sarà l’esito finale dello spirito nazionalista del 2016. Il futuro è incerto, ci attendono conseguenze sia positive sia negative. Ma sappiamo che un cambiamento nella politica e nella filosofia conservatrice è dovuto da tempo. Un ideale conservatore ringiovanito può essere proprio l’influenza energizzante di cui le nazioni occidentali e il mondo necessitano in questo momento.



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