Quale futuro
per l'UE?

28/05/2012

I vertici dell’Unione Europea si sono incontrati a Bruxelles il 23 maggio 2012 per discutere di “crescita”. L’incontro ha per l’ennesima volta rimarcato le divergenze fra la Francia e i paesi periferici (Spagna, Italia, Irlanda, Grecia e Portogallo) da un lato e la Germania, che gode dell’appoggio di Austria, Olanda e Finlandia, dall’altro.

Le proposte sul tappeto erano fondamentalmente tre: project bond, aumento delle risorse della Banca Europea di Investimenti e  creazione di eurobond.   

·      I project bond hanno lo scopo di attrarre capitali privati per finanziare progetti infrastrutturali in tutta Europa. La Commissione ha proposto di utilizzare 230 milioni di euro del budget UE come garanzia per riuscire a raccogliere fino a 4,6 miliardi di euro sul mercato. Attualmente le banche europee sono in crisi, e non hanno risorse per finanziare questi progetti: molti paesi sono sommersi dai debiti e difficilmente riusciranno contribuire in modo significativo. È una strada irta di ostacoli. Se anche l’asta andasse a buon fine, solo il 10% dei progetti previsti potrebbe essere finanziato fino al 2014, quindi le possibilità di crescita sarebbero ridotte.

·      I fondi della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) verrebbero utilizzati invece per finanziare altri progetti o aiutare le banche in difficoltà. Con gli attuali mezzi a disposizione difficilmente riuscirebbe a incidere significativamente sulla crisi economica. Berlino è favorevole ad aumentare i fondi della BEI, e la Commissione sta preparando un piano per trovare  almeno 10 miliardi di rifinanziamento.

·      Infine vi è la controversa questione degli eurobond: la Germania continua a opporsi perché ritiene che permetterebbero ai paesi della periferia di rilassare il controllo sulle spese e attuare una politica fiscale indisciplinata. Gli eurobond contribuirebbero a dare maggiore unità all’Europa; ma prima di accollarsi i debiti dei paesi più indisciplinati la Germania vuole avere  maggiore garanzia sulle politiche fiscali dei paesi periferici. Gli eurobond hanno anche implicazioni elettorali: i partiti al potere in Germania, Olanda, Finlandia e Austria devono convincere gli elettori della assoluta necessità di finanziare i paesi della periferia, compito alquanto arduo.  

Anche se i paesi europei trovassero un accordo sulla creazione degli eurobond – il che potrebbe e dovrebbe avvenire rapidamente se la Grecia lascerà l’eurozona, per evitare la fuga generalizzata dei capitali dall’eurozona – ci vorrà almeno un anno per renderli operativi sul piano tecnico e legale e per emettere le prime obbligazioni europee.  Questo significa che per ora la BCE rimane l’unico ente che può tecnicamente agire per evitare fallimenti di banche e stati. 

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