L’Unione Europea aggiunge regole al gioco di scambio

14/06/2023

Il 25 aprile 2023 il Consiglio Europeo, che rappresenta i governi di tutti gli stati dell’Unione Europea, ha adottato una serie di atti chiave sul clima e sulle emissioni di CO2, che avranno enormi ripercussioni sugli scambi con altri paesi del mondo e sui costi dei prodotti. Si tratta della riforma del sistema di scambio di quote di emissione (ETS - Emissions Trading System) e dell’introduzione del sistema CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism).

L’ETS fu lanciato nel 2005. In base al principio che "chi inquina paga", il sistema ETS obbliga più di 11000 centrali elettriche e fabbriche a richiedere e pagare un permesso per ogni tonnellata di CO2 che emettono. Meno inquinano, meno pagano. Le industrie devono comprare all’asta i certificati che rappresentano il costo di eliminazione di una tonnellata di CO2, finché hanno tutte le quote necessarie alla loro produzione. Il prezzo d’asta segue le regole della domanda e dell’offerta. Alcune quote sono state date gratuitamente, per evitare che in alcuni settori di rilievo strategico le industrie si trasferissero in massa in regioni con meno restrizioni ambientali.

L’ETS ha aumentato la competitività sui costi di produzione di paesi come la Cina o l’India, dove non soltanto inquinare non costa, ma i costi della manodopera sono meno di un quinto dei costi europei e tasse e accise sono inesistenti sulle produzioni per l’estero. Ha così contribuito a trasferire in altre parti del mondo anche produzioni chiave in campo metallurgico ed energetico. Ma finalmente porrà fine a questa assurdità il CBAM, Carbon Border Adjustment Mechanism.

Con il CBAM le aziende che importano merci nel mercato europeo saranno tenute a pagare la differenza tra il prezzo dell’emissione di carbonio nel paese di produzione e quello all'interno dell'Unione Europea, acquistando certificati i cui prezzi saranno ancorati a quello delle quote ETS. In altre parole, se sale il prezzo delle quote di carbonio nell'ETS in Europa, sale anche il prezzo che i paesi terzi dovranno pagare per vendere in Europa i loro prodotti ad alta intensità di carbonio.

Entro il 2030 l'Unione europea intende ridurre del 62% le emissioni prodotte dai settori coperti dall'ETS, tra cui la generazione di elettricità e calore, le industrie ad alta intensità energetica (come acciaio, alluminio, metalli, cemento, vetro, carta e prodotti chimici), l'aviazione e, per il prima volta, i trasporti via terra e via mare.

Il settore marittimo è stato aggiunto all'ETS per la prima volta. Entro il 2026 gli operatori marittimi saranno costretti a rinunciare gradualmente alle quote gratuite attualmente fornite dall'ETS, il che graverà sul costo dei noli internazionali.

Anche le quote di emissioni gratuite per il settore dell'aviazione saranno gradualmente eliminate nei prossimi tre anni. Il nuovo ETS per l'edilizia, il trasporto su strada e altri settori (principalmente la piccola industria) si applicherà ai distributori che forniscono carburanti a questi settori a partire dal 2027.

I ricavi del nuovo sistema di scambio di quote di emissione, integrati dai contributi nazionali, forniranno fino a 65 miliardi di euro di finanziamento per il nuovo Fondo sociale per il clima. 

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