Come uscire dall’Eurozona?

30/01/2017

È l’interrogativo che due deputati europei (italiani) hanno formalmente posto alla Banca Centrale Europea lo scorso dicembre, specificando che vogliono chiarimenti su come verrebbero trattati gli stati che volessero uscire dall’Eurozona, ma non fossero in grado in ripagare subito i debiti. È una domanda un po’ ingenua, perché presuppone che si tratti di una questione tecnica e non, come ogni altra questione fra stati e fra gruppi politici, una questione di rapporti di forza. È il potere contrattuale di uno stato che può permettergli di uscire bene o male da un accordo con altri stati.

Se l’Italia provasse a uscire dall’Eurozona, dovrebbe comunque ripagare i debiti esistenti: a che tasso, in quanti anni, con che tasso di cambio? Su questo si condurrebbero le negoziazioni con gli altri membri dell’Eurozona, cioè sostanzialmente con la Germania e la Francia, che dovrebbero cercare una posizione comune per renderci la vita più o meno difficile in base ai loro interessi di lunga durata.

L’Eurozona è frutto di un trattato multilaterale che ha portato alla creazione di un organismo sovranazionale per la sua implementazione: la Banca Centrale Europea. Tutti i trattati multilaterali sono implementati e gestiti da organismi sovranazionali autonomi: il WTO, l’ONU, l’Unione Europea, il Fondo Monetario Internazionale. Se il TPP (la Trans Pacific Partnership) fosse stata portata a compimento, avrebbe dato origine a un altro organismo sovranazionale per la sua implementazione e gestione. Con l’adesione a ogni organismo sovranazionale gli stati cedono un po’della propria sovranità, un po’del proprio potere e della propria libertà d’azione.

Le organizzazioni sovranazionali sono tutte recenti: si sviluppano dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Prima i trattati fra stati ovviamente si facevano, ma erano sempre bilaterali: ogni stato aveva una serie di trattati stipulati singolarmente con altri stati, non tramite un organismo sovranazionale.

Il governo di Trump non è contrario agli accordi commerciali, non è isolazionista per principio: è contrario ad accordi multilaterali, vuole il ritorno ad accordi bilaterali fra stati. Anche in Europa sono sorti partiti politici definiti ‘nazionalisti’, che più correttamente dovrebbero definirsi contrari agli organismi sovranazionali multilaterali, che negli ultimi tempi hanno rivelato i limiti della loro efficacia: l’ONU non ha evitato guerre e stragi, il WTO ha portato sviluppo a molti popoli, ma ne ha penalizzati molti altri. L’Unione Europea e l’Eurozona sono nate dalla fiducia che avrebbero portato più prosperità e più solidarietà a tutti gli stati aderenti. Ma la crisi finanziaria del 2008 ha deluso le speranze. Non soltanto l’Unione Europea non ha potuto proteggere i suoi membri dalla crisi, ma non ha potuto neppure sviluppare concreta ed efficace solidarietà verso i membri economicamente più deboli e più indebitati, o più in difficoltà per l’afflusso di migranti. Non c’è da stupirsi se oggi anche i parlamentari europei si chiedono come uno stato può lasciare l’Unione Europea e l’Eurozona.

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