La crisi dell’economia tedesca e le implicazioni per l’Europa

21/09/2023

A settembre 2023 la Commissione europea ha abbassato le previsioni di crescita nell’Eurozona per il 2023 e il 2024, soprattutto sulla base degli indicatori economici provenienti dalla Germania. La forte crescita tedesca del 2021 è stata seguita da due anni di declino, il 2023 si chiuderà con una crescita del PIL del 1,5%. Il rallentamento è dovuto a una serie di fattori, tra cui ovviamente le interruzioni delle operazioni mercantili e gli alti prezzi dell’energia causati prima dalla pandemia e poi dalla guerra in Ucraina.

L’inflazione è il problema più evidente dell’economia tedesca e delle altre economie europee in generale. Il tasso di inflazione tedesca ha raggiunto il 7,6% nell’agosto 2023. L’elevata inflazione riduce il potere di spesa dei consumatori, il che rallenta la crescita economica e rende timorose le aziende nella pianificazione degli investimenti. Avviene ovunque in Europa. La BCE aumenta i tassi d’interesse, i governi aiutano le aziende e gli individui colpiti dall’inflazione attraverso sovvenzioni, prestiti e agevolazioni fiscali, se hanno possibilità di spesa e spazio per l’accrescimento del debito. La Germania sostiene soprattutto le imprese che investono nell’efficienza energetica e creano nuovi posti di lavoro. Berlino è riuscita a mantenere bassa la disoccupazione negli ultimi tre anni, ma ora inizia ad aumentare.

Secondo la Banca Mondiale, nel 2022 il commercio internazionale ha rappresentato il 99% del PIL tedesco, con le esportazioni al 50,3% del PIL e le importazioni al 48,3%. La Germania è quindi straordinariamente esposta ai cambiamenti del commercio internazionale e dell’economia globale. Nel 2022 il primo prodotto esportato dalla Germania sono state le automobili e le loro parti, che hanno costituito il 15,6% delle esportazioni totali. I macchinari industriali (13,3%) e i prodotti chimici (10,4%) sono stati le altre voci di esportazione più importanti. La produzione di questi tre prodotti è diminuita nel 2023. L’industria chimica tedesca, affamata di gas, ha diminuito la produzione del 18% rispetto ai livelli del 2019, l’industria automobilistica l’ha diminuita del 26%. Si prevede che la produzione di macchine utensili del 2023 sarà inferiore del 2% rispetto al 2022, e sarà il primo calo del settore dal 2012.

La stagnazione economica ha portato anche al fallimento di molte imprese; la Trading Economics prevede che il tasso di fallimento della Germania raggiungerà il 12,9% nel 2023 – il tasso più alto dal 2009.

Inizia anche a mostrarsi la faccia negativa della strategia tedesca di ricorrere all’utilizzo di migranti per colmare la mancanza di manodopera. Crescono in modo molto preoccupante populismo e nazionalismo, secondo un recente studio condotto dall’Università di Lipsia. Quasi un quarto degli intervistati è disposto a rivalutare persino le politiche socioeconomiche del nazismo, un terzo degli intervistati approva l’affermazione che “dovremmo avere un leader che governi la Germania con mano forte per il bene di tutti.” Alternativa per la Germania (AfD), partito di estrema destra, sta mietendo successi non soltanto nella Germania orientale, storicamente culla dell’ultra-conservatorismo e del nazionalismo, ma persino in Baviera. Anche le fasce di popolazione appartenenti alla “classe media moderna, adattativa e pragmatica” e alla “classe conservatrice-alta società” incolpano il governo e il sistema politico di non creare soluzioni e cercano alternative; ma invece di attivarsi per guidare il cambiamento sociale tendono al pessimismo, preoccupati per la disoccupazione e la perdita di potere d’acquisto proprio come le altre classi.

L’interdipendenza tra l’economia tedesca e il mercato UE è altissima. Secondo l'ufficio statistico tedesco Destatis, circa il 60% delle esportazioni e il 52.3 % delle importazioni tedesche sono con altri paesi dell’Unione europea. Gli altri principali partner commerciali della Germania sono gli Stati Uniti e la Cina. La Germania è stata il maggior beneficiario europeo del basso costo del lavoro cinese ed ha ampie e profonde relazioni economiche con Pechino. Per questo ha pubblicato recentemente la sua prima strategia globale per la Cina, che sarà la base della politica tedesca nei prossimi mesi riguardo ad argomenti che vanno dalla sicurezza informatica alla politica industriale. Ma è inaspettatamente poco diplomatico, arrivando al punto di dire che la Cina mina fondamentalmente gli interessi tedeschi. La nuova strategia potrebbe portare a una delle trasformazioni più profonde della politica estera ed economica tedesca (ed europea) degli ultimi decenni.

Sebbene la Germania abbia beneficiato della crescita economica della Cina, ora le imprese tedesche vedono le loro opportunità notevolmente ridotte dalla politica interna ed estera cinese. Per aumentare la competitività, mantenere la piena occupazione e risolvere i problemi infrastrutturali critici, Berlino deve ridurre la sua dipendenza dall’estero. Il nuovo documento strategico di Berlino sottolinea la necessità di ridurre le dipendenze strategiche asimmetriche dalla Cina, in linea con la strategia di “de-risking” proposta dall’UE all’inizio di quest’anno. Per attuare la strategia, però, dovrà svilupparsi un ampio dibattito pubblico. Si dovrà valutare se i veicoli elettrici cinesi debbano essere considerati una minaccia e attuare di conseguenza misure tariffarie o esclusioni dalle sovvenzioni, che porterebbero sicuramente a ritorsioni da parte di Pechino su altri prodotti. Si dovrà considerare se e come ridurre la dipendenza dai prodotti cinesi di tecnologia verde (pannelli solari in primis), si dovrà giustificare la necessità di rimuovere le apparecchiature di telecomunicazione cinesi appena installate dalle reti 5G al fine di mettere in sicurezza le infrastrutture chiave, a costo di aumentare i problemi di connettività veloce su tutte le reti.

Sarà molto arduo trovare il giusto equilibrio tra i diversi rischi posti dalla dipendenza dalla Cina. Man mano che un insieme di potenziali rischi e dipendenze si ridurrà, è probabile che altri aumentino (terre rare, microchips). Le realtà politiche europee complicheranno il processo. Berlino dovrà pensare anche agli interessi degli altri membri dell’UE. La Germania è il motore economico dell’Europa e qualunque cosa accada in Germania si ripercuote in tutto il continente. Se la Germania attuerà la sua nuova strategia, si troverà nella posizione di poter e dover gestire il dibattito e il coordinamento delle nuove politiche economiche all’interno dell’intera Unione Europea.

 

 

La Germania questo ha pubblicato recentemente la sua prima strategia globale per la Cina, inaspettatamente poco diplomatico, arrivando al punto di dire che la Cina mina fondamentalmente gli interessi tedeschi. La nuova strategia potrebbe portare a una delle trasformazioni più profonde della politica estera ed economica tedesca (ed europea) degli ultimi decenni.

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